Ravenna, la volontaria Caritas: "Un ragazzo tornò per ringraziare, dimostrò che non è un diritto trovare risposta ad un bisogno»

Romagna | 20 Marzo 2021 Cronaca
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Paola Zoli è una pensionata ravennate che da quasi tre anni si dedica all’ascolto delle persone che si rivolgono alla Caritas. «Il Covid è arrivato come una fiumana e ha messo in crisi la fase dell’accoglienza. Il nostro è un edificio datato, gli spazi sono angusti. Io mi occupo dei colloqui personali per ascoltare un bisogno che va oltre la necessità del pacco alimentare, ma per motivi legati alla pandemia non è stato più possibile incontrare le persone in presenza, cosa che stiamo riprendendo a fare solo ora. Per me, quindi, è stato un sacrificio rinunciare agli ascolti e limitarmi ad aiutare nella distribuzione dei pacchi che, fortunatamente, sono arrivati in abbondanza». Un’esperienza, quella di questi anni, che ha lasciato il segno. «Ti accorgi che c’è un bisogno molto grande e che tu sei privilegiata. Io ho ricevuto tanto dalla vita e adesso che ho a disposizione tempo ho deciso di condividere quanto ricevuto con chi è stato meno fortunato. Non c’è solo la povertà economica, ci sono malattie, persone con bambini affetti da patologie e a cui manca il lavoro, uomini e donne che necessitano di farmaci non mutuabili ma necessari, così come le terapie. Ci sono povertà e miseria. Ci sono persone che chiedono e poi ringraziano, ma c’è anche chi viene con la pretesa di avere, ed è questo che fa fare più fatica». Una fatica a cui si fa fronte mantenendo l’attenzione sulla persona. «Bisogna guardare al bisogno del singolo e non a come lo chiede. Ci sono persone arroganti, ma c’è anche chi, con un grazie, ti ripaga di tutto. Tempo fa venne un ragazzo che, da un giorno all’altro, a causa di un fallimento, si è trovato fuori casa senza nulla ed è arrivato da noi in cerca di vestiti. Lo abbiamo indirizzato al punto francescano ed è tornato per ringraziare, cosa non dovuta. Vede, ci ha ringraziato moltissimo e questo mi ha colpito. C’è modo e modo di vivere la propria condizione umana, il suo ringraziamento è stato un regalo che lui ha fatto a me. Non perchè abbia ringraziato in sè, ma perchè mi ha fatto capire che tutti noi non bastiamo a noi stessi. Per il nostro bisogno dobbiamo chiedere ad un altro e, allo stesso tempo, riconoscere che ottenere una risposta non è un diritto, ma un dono. E’stata una grande lezione». (fe.fe.)
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