Ravenna, la presidente Dragoni: «Oltre 4mila donatori attivi per Advs, ma manca una sede»

Romagna | 19 Novembre 2022 Cronaca
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Elena Nencini
E’ una regione generosa l’Emilia-Romagna in quanto a donazioni di sangue tanto da aiutare alle volte – specie in estate - anche regioni tradizionalmente più in difficoltà nella raccolta, come Lazio e Sicilia. la donazione è un gesto di solidarietà dei privati cittadini che permette a 1800 pazienti al giorno, in tutta Italia, che hanno bisogno di trasfusioni, di avere garantite determinate terapie.
A Ravenna l’Associazione donatori volontari del sangue (Advs) opera dal 1961 grazie a un piccolo gruppo di cittadini: nel 1967 fu istituito il primo vero Centro Trasfusionale, che contava un migliaio di donatori. Durante gli anni ’70 ci fu un vero e proprio scatto evolutivo, che permise di aumentare i tempi di conservazione del sangue e introdusse la possibilità di dividerne i vari componenti, per utilizzare solo quelli necessari. Nel 1980 il Centro Trasfusionale venne dotato di una nuova  sede in cui entrò a far parte anche Advs, che decise di unirsi alla Fidas, (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue). 
La presidente Advs di Ravenna, Monica Dragoni, fa il punto della situazione dei donatori, delle attività e le richieste per il futuro.
Quali sono le attività di Advs?
«Advs opera su due macro-aree: la prima riguarda l’attività di chiamata dei donatori e la gestione dell’accoglienza e del supporto presso il centro di raccolta al Servizio Trasfusionale dell’ospedale civile di Ravenna. La seconda riguarda la mission principale di Advs, che è quella della diffusione del principio del dono degli emoderivati: sangue plasma e piastrine. Per questa finalità Advs si avvale dei propri volontari e opera a 360°. Gli ambiti di intervento sono molteplici: dalla attività di propaganda tramite mezzi pubblicitari su tutti i tipi di canali esistenti, alla realizzazione di eventi dedicati alla donazione in città, dagli incontri con i ragazzi degli istituti secondari di secondo grado, alla partecipazione alle iniziative nel tessuto sociale della nostra comunità. Advs inoltre contribuisce e assicura la corretta e compiuta applicazione dei protocolli di tutela sanitaria dei donatori e collabora con l’ente pubblico per il progresso organizzativo e scientifico della medicina trasfusionale. Advs è infine iscritta a Fidas».
Il numero di donatori di iscritti all’associazione?
«Ad oggi Advs può contare su 7.533 iscritti e su ben 4.086 donatori attivi».
Quante unità di sangue sono state raccolte durante il 2022?
«Le posso rispondere con il dato al 31 ottobre 2022: le unità di sangue raccolte sono 4.932, mentre quelle di plasma ed emocomponenti sono 2.552».
C’è stato un cambiamento per la raccolta del sangue a seguito dell’emergenza Covid?
«La pandemia da Covid-19 ha lasciato la sua impronta anche sulla donazione di emoderivati. Nella primissima fase, mi riferisco ai mesi marzo-maggio 2020, a causa dell’emergenza ospedaliera che il nostro paese si è trovata ad affrontare, facemmo una chiamata straordinaria alla donazione, cui seguì una risposta senza precedenti da parte della cittadinanza ravennate; una pioggia di telefonate ricadde sul nostro centro di raccolta, da parte di tantissime persone di buon cuore che davano disponibilità per la donazione. A questo seguì poi una fase contraria, ove le donazioni diminuirono. I motivi di questo calo sono da individuare in parte nella diffusione del virus, che ha costretto tanti donatori wa periodi di quarantena o isolamento, in parte alla paura di tanti di entrare in ambienti ospedalieri. Al nostro centro di raccolta abbiamo sempre applicato in maniera davvero scrupolosa, tutti i protocolli anti-contagio disposti dallo Stato e dalla azienda Ausl. L’attività è comunque sempre andata avanti. Del resto gli studi scientifici non hanno evidenziato la possibilità di una trasmissione del virus Sars-Cov 2 attraverso il sangue, cellule e tessuti».
Di cosa avreste bisogno per svolgere al meglio la vostra attività?
«Come già detto, la nostra attività si svolge all’interno dei locali del Centro di Raccolta del Servizio Trasfusionale dell’ospedale  di Ravenna. Ci manca davvero, quindi, una sede tutta nostra, ove poter svolgere la più “squisita” attività associativa. Un elemento che è fondamentale nel volontariato, dove la fidelizzazione di donatori e volontari, attraverso la possibilità di conoscersi, condividersi, passare tempo insieme, è importantissima. E poi siamo sempre in cerca di nuove idee per avvicinare quante più persone possibili al dono».
Che lavoro svolgete con le scuole?
«Advs è sempre stata impegnata con le scuole. Ogni anno svolge incontri nelle classi dei ragazzi più grandi degli istituti secondari di secondo grado: tutti giovanissimi in età già idonea per iniziare a donare. Ricordo infatti che si può iniziare a donare da 18 anni. Ma abbiamo operato anche nella scuola primaria e secondaria di primo grado con il progetto “Advs va a scuola”, con l’intento di far conoscere anche ai più piccoli, speriamo futuri donatori, il principio del dono».
Avete realizzato un film per promuovere la donazione. Come intendete usarlo?
«Il film si intitola “La mossa giusta” ed è un cortometraggio di circa venti minuti, dedicato proprio alla donazione di sangue. Da una parte vuole avvicinare le persone alla donazione, dall’altra racconta attraverso le immagini tutto il “percorso” del sangue. Infatti la cittadinanza conosce la donazione, appunto, fino al momento del dono. Chiedo scusa per il gioco di parole, ma è esattamente così. La maggioranza ignora tutta l’attività che ne consegue, fino a quando la sacca giunge al ricevente. Il film è stato ideato principalmente per un pubblico giovane. La sceneggiatura e la trama infatti sono state pensate per creare un coinvolgimento di un giovane spettatore, suscitando una immedesimazione nei personaggi e dando vita a una emozione, rafforzata anche da un inaspettato colpo di scena. Per questo, inizieremo la proiezione del film proprio nei nostri incontri con i ragazzi delle scuole. Devo fare un sincero ringraziamento anche al regista Gianluca Nanni, che ha preso davvero a cuore questo progetto, ben oltre le proprie competenze professionali. Basti pensare che al termine delle riprese, è diventato un nostro donatore!».
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