Ravenna, la macchina organizzativa dei vaccini raccontata da dietro le quinte
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Nel momento in cui la dose viene inoculata, la macchina organizzativa della campagna vaccinale è giunta al suo pezzetto finale. Ma il dietro le quinte, quello che non si vede, è ben più che complesso. A spiegarlo nei dettagli sono Tiziana Marzulli e Riccardo Casadei, dirigenti medici del Dipartimento di cure primarie dell’Asl, la prima impegnata sul fronte degli ultraottantenni in assistenza domiciliare, dunque da vaccinare a casa, il secondo su quello delle Cra e dei centri diurni: «Uno degli ostacoli più comuni è la raccolta del consenso - spiegano i due colleghi -. Le persone a domicilio, per essere vaccinate contro il Covid, devono essere d’accordo. Mentre per le strutture per anziani, dal 5 gennaio, abbiamo in mano un dispositivo legale che ci consente, con un escamotage, di arrivare al consenso anche se la persona non è perfettamente consapevole e cosciente, perché si sentono medico di struttura, familiari ed eventuali tutori, sull’altro versante siamo al momento senza una soluzione, anche se ci aspettiamo che il vuoto possa essere colmato nel giro di poco tempo. Per il momento, possiamo interfacciarci quanto vogliamo con i caregiver e il medico di medicina generale, che restano comunque i nostri referenti, ma se l’anziano ultra 80enne non firma e non c’è un amministratore di sostegno, la vaccinazione non si può eseguire. Si va in stand-by, dunque, anche se quell’anziano verrà poi ricontattato appena si troverà una soluzione». La complessità della macchina è aggravata dal fatto che i vaccini al momento utilizzati, Pfizer e Moderna, come noto sono poco maneggevoli e organizzati in gruppi di fiale (sei nel primo caso, dieci nel secondo) che, per interrompere la catena del freddo, vanno terminate entro sei ore: «Il tempo ogni volta stringe. Per ogni anziano si impiegano non meno di 30-45 minuti, dunque il nostro impegno è anche quello di inviare le squadre vaccinali a casa di persone che non vivono troppo distanti l’una dall’altra». L’altro problema, fuori dall’assistenza domiciliare, è quello degli anziani over 80 anni che hanno difficoltà a spostarsi nei centri vaccinali: «Stabilire chi effettivamente debba essere raggiunto a casa e chi, invece, può andare a vaccinarsi da solo, non è per nulla facile». Anche capire quando questa parte della campagna verrà portata a termine è tutto fuorché scontato: «L’impegno è grande, anche dal punto di vista delle informative che le nostre infermiere, telefonicamente, danno ogni volta alle famiglie. Ma siamo comunque soddisfatti che le cose stiano procedendo bene. Quando un’organizzazione funziona, è difficile che ci si chieda come è strutturata al suo interno». (s.manz.)