Ravenna, l'ostetrica coordinatrice: "La pandemia ha condizionato tutto"
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Silvia Manzani
«Non so dire come sarebbe stato ricoprire questo ruolo senza il Covid di mezzo, sono diventata coordinatrice in piena pandemia. Certo è che molto del lavoro ha a che fare proprio con le precauzioni che il virus ci ha imposto e che hanno un fortissimo impatto su tutta l’organizzazione che mi sono trovata a gestire». Valentina Santarelli, 38 anni, coordina la parte di degenza, day hospital, ambulatori e sala operatoria ostetrica per l’Unità operativa di Ginecologia e ostetricia di Ravenna, alterandosi tra il «Santa Maria delle Croci» e l’ospedale di Faenza.
Come è stato iniziare in questo clima?
«L’ambito ostetrico, accogliendo mamme in salute, ha sempre avuto un trattamento diverso rispetto agli altri reparti. Chiaramente si è da subito avvertita l’esigenza di affrontare l’emergenza ma tenendo conto anche delle peculiarità del settore. Se i papà sono sempre potuti entrare per seguire travaglio e parto, d’altro canto oggi solo una persona può assistere la donna nei giorni del post-parto, tra l’altro solo per un’ora al giorno e previo tampone. All’inizio le mamme hanno sofferto, oggi sono più informate e hanno preso atto della situazione. Diverso ancora il caso della Ginecologia, che essendo nell’area chirurgica è sottoposta a restrizioni più forti: se non ci sono situazioni particolari che richiedono la presenza di un caregiver, la donna ricoverata non può avere familiari accanto a sé e ci siamo attivati con le telefonate e le videochiamate».
Lei, personalmente, come ha vissuto la nuova situazione portata dalla pandemia?
«Penso sempre che fortunatamente le pandemie non sono all’ordine del giorno e che potrà andare meglio. Sicuramente intraprendere un nuovo incarico in questo contesto ha significato, come poi per tutti, adattarsi ogni giorno a nuove regole e nuove disposizioni, sempre con l’obiettivo chiaro di lavorare per un’assistenza alle donne il più adeguata possibile».
Che cosa le manca di più?
«L’incontro con le mie collaboratrici, visto che le riunioni si devono tenere in videoconferenza. In fondo anche la parte della formazione, per la parte che non è stata sospesa, si tiene online, con tutti gli svantaggi del caso. Manca anche un po’ di energia: il personale è stanco, il lavoro è duplicato, se non addirittura triplicato. Per fortuna lavoro con professionisti capaci, che hanno immediatamente capito la necessità di rimboccarsi le maniche».
Ha nostalgia della sua vita di ostetrica?
«No, resto un’ostetrica che invece che avere a che fare con le pazienti, è a contatto con chi si deve relazionare con loro: è solo un’altra visione delle cose».