Ravenna, l'infermiere del drive-through: "Tute e tamponi in un minuto"
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«Non è semplice lavorare quattro ore di fila con la tuta e tutte le protezioni per occhi, naso e bocca, in un parcheggio. Quando fuori è caldo si suda, quando è freddo si gelano le mani. E lo stress è tanto. Ma non si molla, siamo tutti sulla stessa barca e non è certo il caso di alzare bandiera bianca: i colleghi stano vivendo tutti, allo stesso tempo, momenti di forte difficoltà». Fabio Capucci è uno degli infermieri del drive-through del Pala De Andrè: «Eseguo i tamponi anche nelle strutture per anziani e a domicilio, contesti nei quali il lavoro inevitabilmente cambia. A casa delle persone si va con una vestizione più leggera composta da mascherina, visiera, guanti e camice, si riesce a rimanere maggiormente a distanza e si impiegano anche dieci minuti. Con gli anziani c’è maggiore contatto: chi deve essere tamponato di rado è collaborativo e quindi, spesso, va tenuto fisicamente. Questa è una parte del lavoro faticosa e altrettanto importante, anche se è meno scenica e si tende a raccontarla meno». Tutto diverso dal drive-through, dove le persone arrivano in macchina, non scendono e il tampone viene eseguito in maniera rapidissima: «La velocità che ho acquisito in questi mesi dipende dalla manualità, che a sua volta è determinata dalla ripetitività del gesto. Io, per il tampone in sé, impiego dieci secondi. Tutta l’operazione, invece, la faccio durare meno di un minuto tra l’identificazione del paziente, l’etichettamento della provetta, il tampone e la sua raccolta. Col tempo ci ho fatto la mano, alla fine si ci abitua a tutto anche se mi manca alzarmi la mattina e vivere la mia normalità». Prima del Covid Capucci lavorava a Lugo nell’assistenza domiciliare e in sala gessi in ospedale: «Mi sembrano passate due o tre vite da quando ero occupato in quei contesti. Poco a poco quella quotidianità tornerà, anche se sarà ancora lunga». (s.manz.)