Ravenna, l'indagine di Confesercenti sui consumi: Non c'è ripresa, siamo in piedi grazie al domicilio e all'on-line"

Romagna | 21 Ottobre 2020 Cronaca
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Il lockdown dovuto al Covid-19 e la conseguente crisi economica hanno messo sotto pressione come non mai i bilanci dei pubblici esercizi, stretti tra mancati incassi e voci di spesa obbligate. Confesercenti stima che, nonostante le riaperture a partire da maggio, il bilancio delle imprese dei primi sei mesi sia fortemente negativo, in quanto il calo medio dei consumi  è di quasi 1.900 euro procapite. Sempre secondo l’associazione di categoria il calo della spesa è da imputare sia allo stop delle attività durante la fase acuta della pandemia, ma anche alla prudenza delle famiglie nel periodo di ripartenza, che in questa fase privilegiano il risparmio. La quota di risparmio  è infatti aumentata sensibilmente a scapito della quota destinata ai consumi, che invece cala sensibilmente. Il 44% del campione  che ha risposto al sondaggio ha messo in atto nuove strategie durante il lockdown per rimanere in contatto con la sua clientela e, in particolare, la maggioranza ha sviluppato il servizio di consegna a domicilio ed una maggiore presenza sui social. La maggiore difficoltà affrontata dai gestori è stata la riduzione di capienza del locale, ma anche la formazione del personale e la gestione dei prodotti e degli oggetti di uso comune hanno destato non poche difficoltà. Il 60% del campione ha dichiarato che non utilizzava sistemi o piattaforme di prenotazione on-line, ma la maggior parte si è o si sta attrezzando per utilizzarle in futuro. Quasi la metà del campione ha dichiarato di aver ridotto il personale anche a causa del fatto che il 69% ha visti diminuire il fatturato. Nel caso di diminuzione di fatturato le azioni che il campione ha messo in atto sono l’aumento della vendita per asporto, introduzione di nuove tipoligie di offerta e, nel 20% dei casi, l’estensione dell’orario di apertura del locale. Il 45% del campione ritiene che sia possibile il ritorno del Coronavirus e teme le conseguenti misure di lockdown. Lo scenario che si prefigura è quello di un profondo cambiamento nel settore  dei pubblici esercizi e di una categoria che sta affrontando questi cambiamenti con misure concrete ed immediate. La tanto auspicata ripresa dei consumi appare ancora lontana e finora è avvenuta a macchia di leopardo, con tipologie di attività e zone che continuano ad essere in stagnazione, mentre altri hanno saputo interpretare meglio i cambiamenti veloci che vi sono stati. Il fenomeno della movida non è certo nuovo, ma dopo il lockdown ha ritrovato slancio e in molte città i pubblici esercizi sono diventati i luoghi dello svago e del divertimento serale, in un’ottica di rigenerazione urbana e di nuove modalità di fruizione degli spazi esterni, spesso in una nuova rinnovata collaborazione con i  Comuni.  Le misure che in questi mesi sono state adottate sia a livello nazionale che a livello locale hanno certamente portato benefici, ma sono stati aiuti di breve durata che hanno permesso di affrontare lo stato d’emergenza. Ora servirebbero più misure di lunga durata con sgravi di tributi duraturi, permessi permanenti per occupazioni di suolo pubblico, piani di promozione per singole tipologie e singole zone. Prevedere le dinamiche nei prossimi mesi è davvero difficile, ma emerge sempre più chiaramente che molte imprese, dopo aver realizzato le azioni che hanno permesso di affrontare l’emergenza,  sono alla finestra in attesa degli eventi e molte aziende, quelle finanziariamente piu’ deboli, sono a rischio di chiusura. Per molte imprese del settore occorre prepararsi a tempi lunghi e incerti  e il ritorno alla normalità non sarà veloce e neanche certo. 
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