Ravenna, l'economista D'Angelillo: «Anche qui si ravvisa il fenomeno dei "lavoratori poveri"»

Romagna | 15 Aprile 2022 Cronaca
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Federica Ferruzzi - Si torna a parlare di povertà alimentare e lo si fa insieme a Massimo D’Angelillo, economista della società Genesis di Bologna, che per la seconda volta da quel 2019 pre pandemia ha accettato la richiesta avanzata da Ecologia di Comunità di analizzare la situazione a livello comunale. L’analisi precedente, e relativa appunto a tre anni fa, aveva indicato poco più di 7mila persone in condizione di povertà assoluta residenti sul territorio comunale. «Allora – spiega D’Angelillo – la situazione era comunque sotto controllo. C’era, e c’è ancora, una buona rete di servizi pubblici, il volontariato, il banco alimentare. Era appena entrato in vigore il reddito di cittadinanza che, si sperava, avrebbe fatto sparire la povertà. Ma così non è stato». A peggiorare la situazione è stata, ovviamente, la pandemia, che ha fatto crollare due ambiti fondamentali per Ravenna: il commercio ed il turismo. «Abbiamo assistito a chiusure “brutali”, ricordiamoci che l’Italia è stato il paese più restrittivo di tutti e che, per contenere la pandemia, non si è fatto scrupoli intervenendo con lockdown pesantissimi. Questo è stato letale per alcuni settori, tra cui appunto il commercio e il turismo. Certo – prosegue D’Angelillo -  ci sono stati ristori, ma non sono bastati. Gli importanti aiuti statali non hanno impedito che l’economia andasse in ginocchio. I lavori precari sono saltati, mentre quelli maggiormente protetti erano quelli degli enti pubblici, anche se la loro operatività è crollata. Ancora oggi nei centri per l’impiego è difficile avere udienza, le misure imposte per l’accesso hanno tolto un importante riferimento ai cittadini bisognosi». Venendo al 2020, D’Angelillo spiega: «la rete esistente di contrasto alla povertà ha continuato a funzionare, il Comune ha erogato buoni spesa per un milione di euro, o poco meno, che sono stati monitorati in modo attento». Ed è qui che emerge un dato interessante, ovvero che l’80% delle persone che li ha richiesti erano sconosciute ai Servizi Sociali. «Gli stessi dati sono stati registrati da Caritas, Banco alimentare e dalle Cucine popolari di Bologna. La rete ha retto a fatica, il volontariato si è trovato ad avere molto personale fermo, anche se va sottolineato l’aumento di giovani che si sono avvicinati a questo mondo. Di sicuro, hanno aiutato le iniziative volute da Ecologia di Comunità e i progetti fattivi come quello del piatto sospeso, secondo cui una serie di ristoranti ha raccolto donazioni per trasformarle in preparazione di pasti per i più bisognosi». In sostanza, quindi, le difficoltà del 2020 si sono trasformate in 12.400 persone in povertà assoluta. «Questo perchè la pandemia è stata affrontata principalmente in ottica sanitaria: per contrastare il virus, si è chiuso senza tenere conto delle conseguenze sociali ed economiche. Certo, l’annuncio del vaccino a fine 2020 ha diffuso un certo ottimismo, la ripresa c’è stata, intorno al 6%, ma è stata più ridotta di quello che ci si aspettava. Il pessimismo da parte dei consumatori, i problemi legati alla povertà e la paura di investire hanno contribuito a frenare la risalita. Pensiamo solo che dagli 8 mila cassaintegrati del 2019 siamo passati ai  37mila del 2020». Un elemento nuovo che emerge è anche quello della comparsa di lavoratori poveri, come spiega lo stesso economista. «Si tratta di persone che, di fatto, hanno un lavoro, ma che sono comunque povere. Tra queste, ovviamente, ci sono anche diversi immigrati, pari circa alla metà del totale presente». I giovani risultano essere la categoria più colpita, che si salva a fatica grazie alla rete parentale. «Molti si aggrappano alla pensione di nonni e genitori, ma la situazione non è semplice». Infine, D’Angelillo sfata un luogo comune ricorrente. «La povertà è presente in tutto il territorio comunale, il centro non ne è esente. Paradossalmente nel forese si riscontra meno povertà, probabilmente perchè lì l’agricoltura ha tenuto e  la rete familiare è più solida». Concludendo, l’economista riassume: «Nel 2021 possiamo parlare di una piccola ripresa, la cassaintegrazione è lievemente diminuita, ma la povertà è rimasta pressochè stabile, come del resto confermano i dati rivelati da Caritas».   
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