Ravenna, Karine De Souza lancia «Placidia» blend di Famoso e Trebbiano
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Marco Ortolani - Un po’ di Romagna presente nella grande rassegna vitivinicola Wine South America, un evento di risonanza internazionale di riferimento per il continente latino-americano, costruito sul modello del nostro Vinitaly, che si è svolto qualche settimana fa a Bento Gonçalves, località brasiliana ai confini con l’Argentina, fortemente caratterizzata dall’emigrazione italiana. A rappresentarla è stata la ravennate d’adozione Karine De Souza, brasiliana di Rio, piovuta dalle nostre parti una trentina d’anni fa per una scelta d’amore, di vita e di sport, per un breve passato da pallavolista. La De Souza svolge il suo ruolo di ambassador di aziende vinicole italiane nel suo grande Paese di origine e, al contempo, di riferimento per le numerose aziende brasiliane che cercano i prestigiosi vini italiani per alimentare un mercato in forte espansione, che si sviluppa in enoteche, ristoranti, locali notturni, bar e, soprattutto, nelle fornitissime cantine dei grandi centri commerciali, che con frequenza propongono bottiglie pregiate, destinati alle fasce di mercato più alte.
«Il mercato brasiliano - argomenta Karine - richiede i vitigni italiani più noti internazionalmente, come Primitivo, Chianti, Barolo, Amarone e anche l’emiliano Lambrusco, mentre la Romagna è stata più pigra nel proporsi all’estero, pur avendo prodotti interessanti». E qui arriva l’idea di Karine. «Ho voluto caratterizzare la provenienza da Ravenna proponendo il mio marchio Placidia, Ravenna Bianco IGP, dal sapore fresco come le serate romagnole, che hanno il potere di dare serenità alla mia vita movimentata e ricordare con questo nome la tradizione artistica bizantina della città. Un mio video visualizzabile sulla realtà aumentata dell’etichetta, racconta la storia di questo prodotto». Sull’evento «la mostra ha avuto un enorme successo, con visitatori da tutto il mondo e grandi riscontri negli spazi social che avevamo accuratamente preparato. Vedere esposto il mio Placidia, accanto ai Berlucchi, mi ha dato una gioia immensa che ho voluto dedicare alla città che mi ha accolta e ai miei figli che sono nati qui». Una passione che diventa anche professione. «Sono nel settore da anni, visito tantissimi luoghi di produzione e, per lavoro, devo fare decine di degustazioni, ovviamente in quantità piccolissime».
Sul futuro per il mondo del vino De Souza sottolinea come «è’ una fase di trasformazioni. Materiali come il vetro o i tappi di sughero sono costosi e difficili da produrre, dovranno essere sostituiti con materiali più sostenibili come il cartone e l’alluminio. Nei Paesi arabi, che frequento spesso, c’è attenzione per le bevande no-alcohol o low alcohol. L’Italia va forte con il suo rispetto per le tradizioni, ma rischia di rimanere esclusa da questi cambiamenti».