«Ravenna Jazz», dall'talian Jazz Orchestra ad Abdullah «Dollar Brand» Ibrahim
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Federico Savini
È forse una delle edizioni più «ecumeniche» degli ultimi anni la 51ª di Ravenna Jazz, che arriva puntuale con il cartellone di Crossroads e riempirà di musica i teatri e i club di Ravenna e dintorni per oltre una settimana, spaziando quasi in ogni possibile anfratto della più tentacolare fra le grandi musiche emerse nel Novecento, dalla storia del jazz sudafricano al tributo a quel rock’n’roll che ebbe proprio nello swing uno dei cromosomi cruciali del suo dna, fino alle contaminazioni caraibiche e manouche, passando per la grande tradizione canora afroamericana, le geografie mentali dei grandi spazi americani e la rilassatezza raffinata dello stile lounge.
L’appuntamento inaugurale di Ravenna Jazz è venerdì 3 maggio alle 21 al teatro ASlighieri, dove l’Italian Jazz Orchestra diretta da Fabio Petretti incorporerà la pianista Rita Marcotulli e il virtuoso cantante lughese John De Leo (che, se qualcuno lo ricorda, cominciò col rockabilly) in un interessantissimo e senz’altro scoppiettante omaggio a Elvis Presley, riletto in chiave jazz-sinfonica, a ricordare che la grande rivoluzione del rock’n’roll sotto alcuni aspetti puramente formali non fu che una revisione-riduzione di grammatiche del ballo che con lo swing e u po’ tutta la pregressa musica da ballo afroamericana avevano eccome a che vedere; dunque un concerto che simbolicamente chiude un cerchio storico e musicale.
Sabato 4 al Cisim di Lido Adriano appuntamento particolarissimo con l’Anonima Armonisti, settetto vocale a cappella che, con l’inserimento in organico del beat-boxer Alien Dee ha dato una nuova dimensione ritmica al canto armonizzato già di per sé spettacolare dell’ensemble che porta avanti una grande tradizione, risalente per lo meno ai cori barbershop afroamericani. Domenica 5 al Socjale a Piangipane si esibirà invece la violoncellista e cantante cubana Ana Carla Maza, accompagnata da Norman Peplow al pianoforte, ritorno alle descargas, ovvero alle jam cubane degli anni ’50, con deviazioni verso le rumbas caraibiche, il tango e la samba.
Ritorno al Cisim lunedì 6. Per «Django Forever», naturalmente un tributo al grande Reinhardt e al suo sempiterno jazz manouche con il trio del chitarrista tedesco Joscho Stephan, seguito martedì 7 al Socjale da una vera certezza della canzone jazz italiana: i Musica Nuda di Petra Magoni (voce) e Ferruccio Spinetti (contrabbasso), splendidi e ironici funamboli della canzone tra rigore minimalista e gioia creativa. Mercoledì 8 si rimbalza poi al Cism dove gli Opez, ossia il chitarrista Massi Amadori e il contrabbassista Francesco Giampaoli, daranno prova del loro magico interplay tra panorami sconfinati ed eleganza novecentesca; un progetto molto più che «locale».
Giovedì 9 maggio, alle 21 all’Alighieri, l’evento più atteso: il concerto del novantenne pianista Abdullah Ibrahim, pilastro del jazz sudafricano e vera icona della lotta artistica contro l’apartheid fin dagli anni ’60. Ibrahim, che si faceva chiamare Dollar Brand prima della conversione alla religione islamica. Sostenuto anche da Duke Ellington, Ibrahim è depositario di uno stile pianistico unico, specie nella forma del solo che adotterà anche a Ravenna, uno sviluppo ipnotico di semplici figure armoniche che evolvono per ripetizione, senza mai indulgere in intellettualismi criptici, ma con un palpabile calore emotivo.
Ravenna Jazz proseguirà poi anche nel prossimo fine settimana, con l’ambasciatore della lounge italiana Sam Paglia venerdì 10 al Cisim, il quintetto del sassofonista ravennate Alessandro Scala sabato 11 al Mama’s, la bravissima cantante afroamericana Jazzmeia Horn, da non perdere domenica 12 al Socjale con il suo scat-singing moderno e coinvolgente, fino al gran finale di lunedì 13, con i «Pazzi di Jazz» delle scuole ravennati diretti da Tommasi Vittorini in un omaggio al grandissimo Harry Belafonte.