Ravenna il provveditore Davoli: "Spero non siano obbligatorie le mascherine"
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Silvia Manzani
«Spero possa essere l’anno scolastico della normalità possibile. Tutti vogliamo tornare a scuola ma lo bisognerà fare con tutte le attenzioni del caso, legate al fatto che l’emergenza sanitaria non è conclusa». Paolo Davoli, direttore dell’Ufficio scolastico provinciale, in queste settimane sta lavorando moltissimo insieme ai dirigenti e al loro staff per riorganizzare la ripartenza a settembre: «Lo stress è molto perché molte indicazioni arriveranno più avanti. Un esempio? Le mascherine. La speranza è che, in classe, non siano obbligatorie, almeno per gli alunni del primo ciclo. Passi che, quando ci si sposta per i locali del plesso, debba essere utilizzata. Ma sarebbe davvero difficile, soprattutto per i bambini più piccoli, indossarla. Serve, in ogni caso, la collaborazione delle famiglie affinché preparino i figli a questa eventualità che auspichiamo non si realizzi. Ci sarà comunque da attendere fino alla fine di agosto o all’inizio di settembre, quando il comitato tecnico-scientifico si esprimerà su questa materia».
Quanto alle classi, la loro composizione non sarà diversa da quella degli anni scorsi, anche perché la normativa dal 2009 non è stata cambiata: «Le regole sono quelle, non siamo noi a poterle cambiare. Certamente sarà compito nostro e dei presidi, laddove le aule saranno troppo piccole per rispettare quello che preferisco chiamare distanziamento fisico anziché sociale, organizzare dei gruppi, ovviamente con un organico aggiuntivo». Ancora presto, però, per dire quanti insegnanti in più serviranno sul territorio provinciale: «Stiamo facendo proprio in questo periodo una ricognizione degli spazi disponibili. Se ho un’aula di 60 metri quadri, posso permettermi di farci stare 27 bambini. Se ce l’ho da 40, invece, non è possibile. Per avere più personale, però, servono un intervento normativo e un’autorizzazione di spesa da parte del Parlamento, non sono questioni che si decidono in autonomia o si improvvisano». Le altre misure alle quali ci si potrà appellare sono, da un lato, l’aumento degli accessi alle scuole e, dall’altro, la didattica a distanza: «Sul primo punto dico che molti plessi hanno porte di ingresso mai utilizzate che ora potrebbero essere prese di nuovo in considerazione per evitare assembramenti al suono della campanella. Sul secondo, l’ipotesi che si possa continuare con quella che in Emilia-Romagna definiamo didattica digitale integrata è reale ma ribadiamo che le lezioni online non potranno certo sostituire la scuola in presenza. Durante l’emergenza siamo stati costretti a fare ricorso alla Dad, da settembre invece dovrà e potrà essere un parziale alternativa solo in casi specifici. La didattica in presenza dovrà rimanere il piatto principale del menù della scuola».