Ravenna, Il progetto che ha stregato Mario Calabresi e che racconta le storie degli anziani
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Federica Ferruzzi - Arginare solitudini involontarie e contribuire alla formazione di una memoria collettiva del passato recente della città: è questo il risultato del progetto «La compagnia dei racconti», a cui Villaggio Globale e Comune di Ravenna hanno dato voce grazie all’individuazione di volontari che hanno incontrato gli anziani del territorio per raccontare le loro storie e, con le loro, quella di un’intera comunità. Il progetto, che ha attirato l’attenzione dei media nazionali, passando dal giornalista Mario Calabresi, ex direttore di Repubblica e La Stampa, a Radio Capital, è nato nel 2019 coinvolgendo associazioni di volontariato locali ed ha avuto un primo finanziamento da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che ha permesso di raccogliere 31 interviste tra le aree di San Pietro in Vincoli e della Darsena. L’anno successivo, nonostante la pandemia, i territori toccati sono stati sei grazie ad un nuovo finanziamento ministeriale a cui si sono aggiunti i fondi messi a disposizione da Regione e Comune tramite il progetto «Io ci sono». Una settantina i volontari coinvolti che hanno raggiunto altrettanti anziani. A raccontare quanto è accaduto è Laura Amodeo, coordinatrice dell’area territoriale Ravenna Sud per Villaggio Globale. «Insieme alle colleghe Eleonora Ricci ed Eleonora Morlotti abbiamo incontrato per primi i Servizi Sociali al fine di individuare anziani soli che potessero partecipare al progetto, e lo stesso abbiamo fatto con Auser, Caritas, Acer e Csv. Anche grazie all’annuncio pubblicato su GreenMe siamo stati contattati da tantissimi volontari sia dall’Italia che dall’estero, ma avevamo vincoli per costituire tavoli di lavoro al fine di istituire buone pratiche da inserire nei Servizi sociali, di conseguenza serviva che il volontario fosse presente. Abbiamo quindi ristretto il campo su Ravenna e sulle zone limitrofe per favorire la vicinanza abitativa tra volontario e anziano. L’anno scorso il percorso è stato interrotto dalla pandemia, ma questo non è stato completamente negativo perché riteniamo che il Covid abbia contribuito a costruire relazioni più profonde». Tutti i volontari sono stati sottoposti ad una formazione prima in presenza poi on-line per migliorare le capacità di ascolto e di trascrizione delle storie. «Abbiamo dedicato parte della formazione anche agli effetti della pandemia e abbiamo coinvolto l’associazione “Sguardi in Camera Aps”, a cura di Silvia Savorelli e Giuseppe Pazzaglia, per spiegare come raccogliere le fotografie degli anziani». Ne sono uscite immagini in bianco e nero di una città ormai scomparsa. «Personalmente sono stata colpita dalle storie legate alla trasformazione della città a livello urbanistico, a partire dai racconti sulla Callegari passando per la Darsena fino ad arrivare a quelli relativi all’ex Anic, dove tanti marchigiani sono venuti per trovare lavoro. Il tutto valorizzato anche da immagini di vita privata, non sempre facile da raccontare né, tantomeno, da scrivere». Un lavoro intenso che, secondo Amodeo, ha sottolineato «la straordinaria capacità, da parte del territorio, di fare rete. Ne è emerso il profilo di una cittadinanza attenta al tema e desiderosa di impegnarsi, visto anche le tante ore di formazione a cui le persone si sono sottoposte. Infine, anche se il progetto si è concluso, abbiamo continuato a sentire i volontari che ci hanno detto che gli incontri con gli anziani sono proseguiti. Credo che l’obiettivo sia stato centrato pienamente ed è per questo che continueremo il lavoro grazie ad una nuova edizione».