Ravenna, il maestro: "Col Covid ho rischiato la terapia intensiva"
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«Avrei davvero voglia di ringraziare, uno a uno, i medici e gli infermieri che mi hanno salvato la vita. Sono stati tutti, dalla Pneumologia agli Infettivi passando per la Medicina d’urgenza e il quinto piano Covid, bravissimi. Peccato che essendo bardati dalla testa ai piedi, non saprei davvero riconoscerne i visi, se li incontrassi oggi per strada». Andrea Serri, 49 anni, ravennate, maestro elementare, sta ancora facendo i conti con le conseguenze del Covid, al quale è risultato positivo il 19 ottobre: «Una domenica mattina, mentre facevo colazione, ho avuto una sincope e mi sono tagliato in testa. Avevo la febbre da qualche giorno ma avevo ipotizzato fosse la reazione al vaccino contro lo Pneumococco che mi era stato somministrato da poco. Sono andato in ospedale a Ravenna per la ferita ma lì mi hanno anche fatto il tampone. Ed è iniziata questa avventura che dura ancora oggi». Dopo una notte di osservazione in Medicina d’urgenza, la febbre continua a salire e Serri viene trasferito in Malattie infettive: «I primi giorni sono stati molto difficili, peggioravo sempre più, faticavo a respirare, ero perennemente in affanno. Mi è stata diagnosticata, infatti, una polmonite bilaterale e sono rimasto attaccato all’ossigeno per quasi una settimana. Ho rischiato davvero di finire in Terapia intensiva, una paura che si aggiungeva alla sofferenza di non poter avere nessuno dei miei familiari accanto. Per fortuna ci sono la tecnologia e le videochiamate anche se non era semplice nemmeno parlare, tantomeno farsi vedere in quelle condizioni». Tra cortisonici e antivirali, intorno al 24/25 novembre la febbre comincia a calare e Serri inizia a recuperare un po’ di energie: «Sono stato dimesso il 5 novembre ma ero ancora positivo. Mi sono isolato dai miei genitori, che per fortuna hanno una casa a due piani. Non sarei potuto tornare a casa mia, non ci sono certo gli spazi adeguati per fare una vera quarantena. Così, alla fine, non ho visto mia moglie e la nostra bambina per 45 lunghi giorni». Adesso Serri sta meglio ma la stanchezza e l’affanno ci sono ancora: «Non credevo davvero che il decorso fosse così lungo. A volte, sentendomi bene, mi alzo per fare qualche faccenda ma subito sopraggiunge una gran spossatezza e mi devo stendere. Se dopo Natale le cose non saranno migliorate, probabilmente inizierò la riabilitazione polmonare». Guardandosi indietro, Serri non sa bene dove trovare l’origine di tutto: «Nella mia classe ci sono stati tre alunni positivi asintomatici. Ma è un po’ come chiedersi se è nato prima l’uovo o se è nata prima la gallina. Sono stato io a contagiare loro o loro hanno contagiato me? Non lo sapremo mai. Tornassi indietro, comunque, a scuola userei i guanti». (s.manz.)