Ravenna, il Festival sarà dedicato a Pasolini, figlio di un ravennate

Romagna | 11 Marzo 2022 Cultura
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Federico Savini
Il primo nome ufficiale del cartellone 2022 del Ravenna Festival è senz’altro anche uno di quelli di maggiore richiamo: Carmen Consoli, che si esibirà il 6 luglio al Pala De Andrè, dove porterà una tappa del suo tour «Volevo fare la rockstar». La «cantantessa» siciliana ha firmato con l’album così titolato e uscito pochi mesi fa il suo probabile disco della maturità, quello attraverso il quale ha in qualche modo pacificato l’anima rock che da sempre convive in quel corpo esile e dietro a quella voce fragile, intensa e capace di esplosioni di energia, con una delicata, profondissima e devota anima folk. Un «doppio canale espressivo» che negli ha permesso a Carmen Consoli di preservare n’ispirazione che si staglia luminosa sul panorama della canzone italiana. Il suo concerto sarà, non a caso, diviso in tre parti. La prima, intitolata «Il sogno», è costituita dai brani dell’ultimo album, eseguiti dalla Consoli con Massimo Roccaforte alla chitarra. Il secondo si intitola «Gli anni mediamente isterici» e prevede il suo repertorio più rock, con l’accompagnamento alla batteria di Marina Rei. Nell’ultima parte, «L’amicizia», Carmen Consoli si esibirà insieme a Massimo Roccaforte e Marina Rei in alcuni dei suoi brani più noti.
Il resto del cartellone del Ravenna Festival verrà presentato nella mattinata di sabato 12 marzo al teatro Alighieri, ma si sa per certo che Pier Paolo Pasolini, nei cent’anni dalla nascita, sarà al centro della rassegna culturale bizantina. Pasolini che era peraltro un «mezzo» ravennate. Nel senso che il poeta - nato a Bologna e poi vissuto tra il Veneto, il Friuli, di nuovo la Dotta e Roma - era in effetti figlio di Carlo Alberto Pasolini, ufficiale di fanteria che affrontò il dissesto patrimoniale di una famiglia un tempo ricca ma rovinata dal gioco d’azzardo, che a sua volta nipote di Argobastro, legato a un ramo della nobile famiglia ravennate dei Pasolini dall’Onda, della quale si traccia l’albero genealogico fin dal XV secolo, quando il fondatore della casata Pasolino Pasolini conquistò una certa fama sia come militare che (toh!) proprio come poeta!
In questi giorni è riemersa in rete una foto del 1961 che ritrae proprio Pasolini in visita alla Tomba di Dante nel 1961, in compagnia di Walter Della Monica e Toni Comello, fondatori dei Trebbi poetici. E proprio in un Trebbo, a Valdagno, venne ospitato Pasolini, per una lettura dalla raccolta Le Ceneri di Gramsci. A Pasolini infatti era giunta notizia del grande successo dei Trebbi, dove la poesia legava insieme un folto uditorio, il più vario possibile, nelle piazze prima della Romagna e poi dell’Italia, fino ad arrivare alle miniere del Belgio.
Già sette anni fa, in occasione del quarantennale della tragica morte di Pasolini, a Ravenna vennero organizzati molti eventi (in particolare dall’Arci) per ricordate e riattualizzare i lasciti dell’intellettuale, cineasta e poeta che probabilmente più di tutti ha segnato il secondo Novecento italiano. Al centro di quel calendario di eventi c’era l’uscita del Diario segreto di Pasolini, originale e sempre attuale graphic novel creata dai ravennati Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini dell’associazione Mirada, e che racconta proprio gli anni della formazione del poeta, che partono da Ravenna e giungono fino alla morte del fratello Guido.
Proprio nel giorno del centenario, su Radio 3 Marco Martinelli ed Ermanna Montanari in prima serata sono stati protagonisti del podcast «Pasolinacci e Pasolini - Il nostro Pier Paolo», nato proprio dall’esperienza personale di Marco ed Ermanna, dal loro avvicinamento giovanile al pensiero di Pasolini e ai suoi film. «Non abbiamo mai messo in scena un suo testo per il teatro - hanno raccontato al Manifesto -, sono state le sue opere cinematografiche a toccarci profondamente». Il rimando del podcast è al film Uccellacci e uccellini, che secondo i pilastri del Teatro delle Albe è il vero «testamento spirituale» di Pasolini. Non lo sarebbe quindi l’ultimo, terribile film Salò o le 120 giornate di Sodoma, il film che i due hanno raccontato di aver visto insieme a vent’anni, nel 1977, mano nella mano in un cinema porno di Bologna.
Il «quasi concittadino» Pasolini è stato di recente ricordato, proprio a partire dal podcast di Montanari e Martinelli, anche da un altro ravennate, Ivano Mazzani, che trent’anni fa fondò proprio un comitato dedicato a Pasolini e imperniato sulla poesia. «Nel 1990 - racconta Mazzani - alla Classense organizzato un evento di declamazioni di poesie di Pasolini. C’erano peraltro anche quelli delle Albe, e sempre lì abbiamo visto Il Vangelo secondo Matteo. Invece alla scuola Randi proiettammo altri film di Pasolini e, anche se la città non lo ricorda, vennero Franco Citti e Ninetto Davoli a parlare proprio di Pasolini. È una microstoria, ma credo che ogni incontro con Pasolini meriti di essere ricordato: per la sua cultura, la sua storia e la sua vita, nel solco della disperata passione dell’esistere».
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Lo spettacolo di Carmen che avete descritto è quello portato in giro lo scorso inverno. Quello che vedremo penso sarà con la superband dj 7 elementi, ovvero Massimo Riccaforte alle chitarre, Emilia Belfiore ed Adriano Murania ai violini, Concetta Sapienza ai fiati, Marco Siniscalco al basso, Antonio Marra alla batteria ed Ellie Guerriero ai tasti.
Commenta news 11/03/2022 - Stefania
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