Ravenna, il direttore della piscina comunale: "Spogliatoi non praticabili, grande limite"

«Siamo in un limbo. Quel che preventiviamo accadrà perché è sensato, poi non succede. Siamo nell’incertezza più totale, incapaci di avere risposte concrete ai nostri dubbi». Fabrizio Berlese è il direttore della piscina comunale «Gambi» di Ravenna, in gestione alla società Pool 4.0. In assenza di una data precisa per la riapertura delle piscine coperte, data che invece per le palestre è stata fissata al primo giugno, Berlese si sta concentrando sul portare a termine l’attività invernale delle società di cui fanno parte gli atleti agonisti (che in questi mesi hanno continuato ad allenarsi) per scoperchiare il prima possibile l’impianto e dare il via alla stagione estiva, con l’apertura al pubblico: «Dovremo riuscire ad aprire il tetto intorno al 3 o 4 giugno, per poi ridare l’accesso alle persone a partire da domenica 6. Chiaro, se con la struttura chiusa ci avessero dato la possibilità di aprire prima, anche solo di una settimana, non avrebbe fatto una grossa differenza. Ma rimandare e non farci sapere la dice lunga su quanto il nostro mondo sia stato dimenticato, abbandonato a se stesso nonostante un impatto economico fortissimo e disastroso». In questo senso, uno dei limiti più importanti è quello del mancato uso degli spogliatoi: «Per una piscina è un problema enorme. Significa che se una persona vuole andare in piscina in pausa pranzo e tornare in ufficio, le tocca uscire col cloro addosso e i capelli bagnati. Questo vuol dire che gli accessi non potranno certo essere gli stessi di prima. Ed è un aspetto che non capiamo, visto che gli spogliatoi sono molto ampi, possono essere ventilati spalancando le finestre e d’estate le persone ci si soffermano ben poco». Altra contraddizione, secondo Berlese, è quella delle metrature: «Davvero è insensato che in una palestra siano previsti 4 metri quadri a testa e in una piscina 6. Non lo dico per scadere in un’inutile guerra tra poveri. Lo dico solo perché è con superficialità che si decidono le regole, in un momento nel quale il nostro settore sta morendo». (s.manz.)