Ravenna, il direttore della Caritas: "La povertà è andata di pari passo con i contagi"
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«Un anno stancante, terribile, lunghissimo. Di certo lo ricorderò per tutta la vita». Don Alain Gonzalez Valdés, direttore della Caritas di Ravenna, non ha la percezione, come tanti altri, che in fin dei conti il tempo sia volato. L’impatto del Covid sui bisogni della gente e l’aumento della povertà, infatti, si sono toccati con mano già a partire dalla primavera 2020, con un picco fortissimo tra aprile e maggio: «Abbiamo sempre notato come la richiesta seguisse la curva epidemiologica, non a caso dopo Pasqua abbiamo toccato il fondo, perché le persone che già erano in difficoltà avevano finito i pochi risparmi. Quello è stato il momento peggiore anche per noi, che lavoravamo fino alle otto di sera per dare una risposta». La Caritas stessa si è ritrovata a dover chiedere aiuto, a quel punto: «Da un lato, avendo volontari non giovanissimi e dovendoli tutelare, abbiamo dovuto fare appello ai giovani, che tra Scout e studenti universitari hanno risposto alla grande. Dall’altro, abbiamo chiesto al territorio di donare, trovando anche in questo caso grande generosità sia tra le aziende e le banche che tra le associazioni e i privati cittadini: c’era chi chiamava perché voleva versare soldi per pagare le bollette a qualche famiglia, c’è stato anche chi ha rinunciato alle cene di Natale con i colleghi per organizzare collette». La Caritas ha poi dovuto assumere una persona per gestire acquisti, approvvigionamenti e stoccaggio, oltre a dover chiedere ad altre realtà la disponibilità dei magazzini, arrivata poi dalla Pieve e dall’Opera Santa Teresa. Quel che è sconfortante, è che a distanza di un anno la povertà non stenta a scemare: «Basta passare la mattina in piazza Duomo per rendersi conto di quanta gente è in fila, a volte al freddo e altre sotto la pioggia. Purtroppo abbiamo spazi stretti all’interno e per rispettare il distanziamento non possiamo fare entrare le persone in attesa. Ci siamo, per fortuna, riusciti a organizzare con nuovi spazi per portare avanti i colloqui sulle situazioni più difficili, che abbiamo in parte ripreso a fare. Chiaramente va ricordato che non c’è solo il centro d’ascolto ma tutte le venti Caritas parrocchiali sparse sul territorio. Ribadirlo è importante anche perché noi, gli strascichi del Covid, li continueremo a vedere anche più avanti, quando dal punto di vista sanitario le cose si saranno sistemate». (s.manz.)