Ravenna, il bibliotecario della Holden: "La biblioteca resti un luogo umano per gli adolescenti"

Non è calata, tra i frequentatori della biblioteca Holden di Ravenna dedicata agli adolescenti, la voglia di frequentare. Ma un calo fisiologico degli accessi, in ogni caso, c’è stato. Lo conferma il bibliotecario Luca Mandorlini (coordinato dall’Unità organizzativa Pubblica Lettura dell’Istituzione Biblioteca Classense) che spiega come tra la paura generalizzata dei contagi e la diminuzione dei posti a sedere, una leggera flessione negli ingressi fosse inevitabile: «I nostri ragazzi e le nostre ragazze, in generale, sono molto seri e rispettosi delle regole, anche se notiamo come per loro non sia facile tenere la mascherina per tanto tempo o studiare insieme a oltre un metro di distanza. Si sforzano molto, devo ammettere, anche se qualche disagio o forma di crisi a volte si presenta». A fare da padrone, un grande senso di incertezza: «I timori e le perplessità che viviamo noi adulti si riflettono anche sui più giovani. Qualcuno è riuscito a trovare un equilibrio, qualcun altro è più in difficoltà. Ma una biblioteca come la nostra, lo dico sempre, serve anche ad affrontare momenti non semplici perché consente, anche se al momento a debita distanza, di stare insieme, di confrontarsi, di scambiarsi sensazioni e idee». Ecco perché, dal lockdown in poi, con chi si era allontanato molto si è tentato un avvicinamento: «Con i ragazzi si instaurano relazioni anche confidenziali e si costruiscono reti informali che consentono, per fortuna, di rimanere in contatto. Ecco perché qualcuno è stato invitato a presentarsi, perché l’idea è quella di continuare a vedersi, pur nel rispetto dei protocolli di sicurezza». E se qualche appuntamento, alla Holden, è stato annullato, diverse attività proseguono: «Siamo riusciti a portare avanti corsi di musica e proiezioni, contingentando gli ingressi o usando sedute fisse. Usando l’intelligenza e dotandosi di pazienza, molto si può salvare. Chiaro, il clima è cambiato e gli adolescenti sono i primi a subirlo. Ma vorrei che questa biblioteca restasse un luogo umano, dove potersi aiutare». (s.manz.)