Ravenna, il Bestiario d’Amore di Vinicio Capossela in rocca con l’orchestra Maderna
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Federico Savini
«In tempo di pestilenza, bisogna parlare d’amore». Ci tiene a stare sempre un passo avanti Vinicio Capossela, anche se a dire il vero il «Bestiario d’Amore» che pubblicò come ep nel febbraio 2020 arrivò giusto un attimo prima di quel lockdown che con tutto c’entrava fuorché con l’amore. Non di meno, sarà forse stata profezia, il cantautore più universalista della contemporaneità italiana porterà in scena il suo «Bestiario d’amore», insieme a un bel campionario a tema delle sue canzoni più celebri, giovedì 17 giugno alle 21.30 alla Rocca Brancaleone, in uno degli eventi più attesi del Ravenna Festival 2021.
Il gusto caposseliano per la giocosa decostruzione della tassonomia e la riconversione del repertorio alla fascinazione del caso aveva già toccato Ravenna nel 2014, con il Carnevale degli animali e altre bestie d’amore di Saint-Saëns. Oggi invece tocca a un progetto - una scheggia impazzita di cantautorato orchestrale, popolaresco e filologico, ispirata all’omonima opera di Richard de Fournival (XIII secolo) dedicata alle forme che l’amore può incarnare seguendo lo schema dei bestiari medievali – il cui principale intento è rivelarci che «l’innamorato è un mostro, sopraffatto dalla necessità di mostrarsi. E non potendo evitare l’amore, lo celebreremo in forma di bestiario».
Dal testo di de Fournival è nato un poema musicale illustrato da Elisa Seitzinger, poi letteralmente «vestito» in abiti sinfonici dal maestro Stefano Nanni, che alla Rocca Brancaleone dirigerà l’orchestra Maderna di Cesena. Governare «Leviatani musicali» e grandi creature orchestrali non è un’esperienza nuova per Capossela, navigatore del pentagramma e spettatore di prima fila della Storia, ma il particolare «fragore» che ci si aspetta dall’incarnazione concertistica del «Bestiario d’amore» irromperà come un flutto di passione sul grigiore emotivo lasciato in dote dalla perdurante necessità del distanziamento sociale.
Celebrando l’amore nella sua dimensione più arcaica e immaginifica, rimarcandone la fisiologica esigenza e l’inevitabile favoleggiamento, Vinicio Capossela aprirà i cancelli «allo zoo interiore che ci portiamo dentro» come dice lui stesso. Il più chiacchierato, cantato e analizzato fra i sentimenti umani verrà dunque messo a nudo nella sua essenza animale, rifuggendo i toni consolatori e dando risalto alle componenti più febbrili, senza per questo lesinare in profondità poetica; mirando anzi a riproporre quegli interrogativi che fanno palpitare i nostri giorni e le nostre notti da milioni di anni.