Ravenna, i comitati contro la Dad protestano ancora: esposto e manifestazione

Romagna | 07 Maggio 2021 Cronaca
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Tornano ad alzare la voce, a Ravenna, i diversi soggetti che nei mesi scorsi hanno protestato per il rientro in classe in presenza al 100 percento. Domenica 9 maggio tornerà la consueta manifestazione in piazza Kennedy mentre il giorno dopo, in consiglio comunale, verrà discussa la petizione che aveva visto raccogliere oltre 1800 firme contro la Dad. Nel frattempo, un gruppo di genitori di diverse province dell’Emilia-Romagna, tra cui anche Ravenna, hanno depositato un esposto per portare l’attenzione degli investigatori sulle responsabilità ipotizzate a proposito dei provvedimenti di chiusura delle scuole, nonché sulle conseguenze negative che la Dad ha provocato in bambini e adolescenti. Il ricorso all’esposto è stato supportato dai Comitati della regione che aderiscono alla Rete nazionale scuola in presenza e che sono presenti sulla quasi totalità del territorio regionale emiliano-romagnolo: «Da ottobre a oggi, la Regione ha sempre chiuso le scuole anche in zona arancione, quando invece era possibile aprire almeno al 50%. Non c’era alcuna valida giustificazione, perché è provato come le scuole superiori non possano aver inciso sulla curva epidemiologica poiché gli studenti delle superiori sono stati sempre in Dad. Censuriamo, inoltre, il precedente e l’attuale protocollo sanitario che in caso di un alunno positivo impone la quarantena a tutta la classe (anche con tampone negativo) e che individua tutti compagni di classe come contatti stretti a differenza dei docenti e degli altri lavoratori che, con distanziamento e mascherina non sono contatti stretti e possono rientrare in servizio a seguito di un tampone negativo». Ma si punta il dito anche contro le conseguenze psicologiche su bambini e ragazzi: «La chiusura prolungata delle scuole superiori ha determinato un incremento negli adolescenti di disturbi di tipo alimentare e psicologico, di atti di autolesionismo, oltre ad abbandono scolastico e calo delle conoscenze fino al 50%. È ormai noto che i danni derivanti dalla chiusura delle scuole nei confronti di adolescenti e pre-adolescenti, da un anno reclusi in Dad, siano di gran lunga superiori rispetto ai vantaggi in termini di contenimento del contagio». I firmatari della denuncia mettono in evidenza un dato rilevato nel Rapporto «Scuole chiuse e diritti dell’infanzia e dell’adolescenza»: «Solo per la perdita di apprendimento, i ragazzi italiani che oggi frequentano le superiori avranno in media uno stipendio inferiore del 3,3% rispetto agli altri, per tutta la durata della loro vita lavorativa. L’effetto sarà peggiore per i ragazzi di estrazione socio-economica più bassa. A questo sono da aggiungere i danni psicofisici di breve, medio e lungo periodo, che creeranno un divario educativo e di salute con i loro coetanei degli altri Paesi europei che hanno tutti tenuto aperte le scuole più dell’Italia». Nell’esposto si evidenzia, poi, come alla base dei provvedimenti di chiusura delle scuole e di quelli di adozione dell’attuale protocollo ci sia l’affermazione di un incremento dei contagi a seguito della riapertura delle scuole, nonché di una maggiore contagiosità della variante inglese fra gli adolescenti: «Questi dati sono smentiti dai report Covid pubblicati dalla Regione. Analizzando la percentuale dei casi suddivisi per età dall'inizio dell’epidemia e negli ultimi 30 giorni (antecedenti il 19 aprile), si nota come per la fascia di età scolare 10-19 anni sia rimasta invariata al 11%. In definitiva, in Emilia-Romagna l’accanimento ingiustificato e illegittimo contro le scuole ha determinato gravissimi danni alla salute di bambini e adolescenti, nonché la violazione del diritto alla scuola in presenza, applicando protocolli illegittimi e lesivi della libertà personale dei minori, con condotte che sembrano integrare profili di responsabilità penale che verranno accertati dagli inquirenti». (s.manz.)
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