Ravenna, I 40 anni di Pubblica Assistenza raccontati dalla presidente Gulminelli

Romagna | 01 Novembre 2021 Cronaca
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L'ottava edizione del Meeting di Formazione Anpas Emilia-Romagna, svoltasi il week end scorso al Pala De Andrè di Ravenna, ha anche ospitato la festa della Pubblica Assistenza di via Meucci nei quarant'anni dalla sua fondazione. All'epoca, in qualità di socia fondatrice, era presente anche l'attuale presidente, Angela Gulminelli, a cui abbiamo chiesto di raccontare come sia cambiata l'attività di soccorso negli anni. «Un primo cambiamento - spiega - è indubbiamente quello occorso nel 2012, quando l'attività di emergenza venne internalizzata dall'Azienda. Da allora la Pubblica Assistenza svolge prevalentemente attività di trasporto interospedaliero sia urgente che normale, oltre ad occuparsi di viaggi a carico di privati, di assistenza sanitaria a manifestazioni di diverso genere e di trasporto di persone con disabilità. «Un tempo si arrivava sul luogo dell'evento, si caricava il paziente e lo si portava in ospedale – ricorda Gulminelli -: oggi si cerca di fare il contrario. Nell'arco degli anni si è capito che portare il soccorso in loco era la scelta migliore, di conseguenza le ambulanze sono state ulteriormente attrezzate». Ad oggi quanti sono i volontari? «Sono circa 300, tutti più o meno attivi: ci sono quelli presenti sull'ambulanza tutte le settimane, quelli che vengono un po' meno e quelli che prestano servizio in ufficio o si occupano di altre attività». In che modo la pandemia ha influito sull'attività? «Da subito, in quanto ci siamo messi a disposizione dell'ente pubblico per effettuare trasporti. Avevamo un gruppo già formato per questo tipo di servizi e abbiamo creato una zona di decontaminazione e disinfezione in modo che gli equipaggi potessero vestirsi e svestirsi, attività che ha rappresentato il problema più difficile. Abbiamo messo a disposizione dell'Azienda ambulanze e da inizio marzo ci occupiamo di servizi di trasporto per pazienti Covid. Ora, nella nostra sede, si entra solo muniti di Green Pass e ci sono zone di controllo. Fortunamente siamo stati chiusi per un periodo di tempo limitato in seguito ad un paio di positività, e questo significa che l'attenzione che abbiamo posto è stata ben ripagata dal fatto che non ci siano stati cluster». Come ha vissuto questi mesi? «Sono stati mesi difficilissimi perchè non si trovavano dispositivi di protezione individuale. Un giorno ci siamo ritrovati, ad esempio, con una trentina di mascherine e non sapevamo come avremmo fatto il giorno successivo. In quel caso ci ha molto aiutato la Croce Rossa, che ci ha donato 500 mascherine mentre eravamo in attesa che arrivassero le nostre. Ricordo che i cittadini ci fermavamo per darci le loro, è stata una bella manifestazione di solidarietà che ha toccato anche diverse aziende che hanno scelto di donarci generi di conforto come biscotti, pizza o gelato. Per noi il periodo di allerta non è ancora passato, continuiamo a svolgere servizio e a trasportare pazienti Covid, sempre con massima attenzione. Un altro problema è stato di tipo economico, in quanto i prezzi dei dispositivi sono cresciuti. Un esempio su tutti sono stati i guanti: se una scatola in epoca pre Covid costava 4 euro, oggi il prezzo è salito a 13 e in alcuni casi siamo arrivati anche a pagarli 21. Il vero scandalo è che il Paese, su questo, non ha vigiliato e non si capisce ancora perchè tutto sia aumentato. Lo stesso dicasi per i disinfettanti: in generale, ma soprattutto per i dispositivi, abbiamo speso oltre 70mila euro». Un ricordo, tra i tanti, di questi quarant'anni? «Sono stati tanti, soprattutto per me che li ho vissuti tutti in quanto socia fondatrice. Momenti belli, brutti, tristi, di grande euforia, di soddisfazione. Non c'è mai stato un giorno in cui mi sono detta “accidenti, devo andare”: il nostro fine ultimo è l'utente e sai che se ti fermi a qualcuno verrà meno un servizio. Di conseguenza stringi i denti e vai». Avete in programma nuovi corsi di formazione? «Ne è appena partito uno e a novembre ne faremo un altro: i numeri, causa Covid, sono contingentati, la parte pratica va effettuata in presenza e si devono organizzare piccolissimi gruppi. Per novembre abbiamo ancora posti disponibili».
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