Ravenna, gli studenti di quinta: "Che dispiacere chiudere così"

Romagna | 13 Giugno 2020 Cronaca
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Silvia Manzani
«Per le mie capacità e predisposizioni, forse la maturità che mi aspetta sarà più facile di quella che avevo messo in preventivo. In ogni caso, la lentezza e le imprecisioni che hanno caratterizzato l’ultimo periodo di scuola rispetto alle modalità dell’esame non mi hanno aiutato». Michele Loli (nella foto) è uno studente di quinta del liceo classico indirizzo tradizionale di Faenza. Il vantaggio principale che vede nella prova orale in cui, quest’anno, consisterà la maturità a causa dell’emergenza Covid-19 è l’assenza della seconda prova, che sarebbe stata nel suo caso la versione di greco o latino: «In generale mi sento più a mio agio nell’esposizione orale, quindi punterò molto sulla presentazione dell’elaborato, in cui tratto il tema della guerra giusta per i greci e per i romani. Non mi preoccupano nemmeno troppo le domande di letteratura italiana, mentre sono più in ansia per quelle di chimica». Michele spera solo di non essere tra i primi a essere interrogati: «La scuola è finita un po’ in corsa, anche negli ultimi giorni gli insegnanti hanno continuato a spiegare e quindi sento di avere bisogno di più tempo per studiare, ripassare, mettermi in pari. Non è certo colpa dei prof: anche loro, quando noi ragazzi eravamo in agitazione davanti all’incertezza sulla maturità, erano in grado di darci risposte, visto che avevano le stesse informazioni che leggevamo noi studenti».

 «PRO E CONTRO»
Sono sostanzialmente tranquilli Cristina Casadio e Dario Medri, compagni di classe all’Itip «Bucci» di Faenza. Per la ragazza il fatto di dover sostenere solo la prova orale sarà, in fin dei conti, un’opportunità: «L’idea di affrontare gli scritti, devo dire, non mi entusiasmava troppo. Puntare tutto sull’orale, invece, mi incentiva e mi carica. Quanto alle materie che avrei avuto al secondo scritto, disegno e meccanica, le porterò comunque all’orale». Cristina si sente abbastanza forte sul suo elaborato, che tratta il tema delle ruote dentate e collegato al quale sta realizzato un modello da mostrare alla commissione, mentre è più preoccupata per la famosa immagine che i professori mostreranno ai candidati per far partire i collegamenti tra le varie materie: «Non sapendo prima che cosa capiterà, credo ci sarà bisogno di fantasia e improvvisazione. Io, nel frattempo, sto studiando il giusto, in ogni caso già lo stavo facendo in vista della simulazione che abbiamo fatto con gli insegnanti. Mi dispiace molto concludere il percorso della scuola così, senza la parte bella del contatto con i compagni e con i prof. L’Itip è un po’ la scuola di famiglia a casa mia, l’hanno frequentata anche mio fratello e una delle mie due sorelle. Quando ho iniziato cinque anni fa, ero sicura che fosse la scelta giusta, perché mi avrebbe consentito di lavorare subito dopo il diploma. Non vedo l’ora, infatti, di finire in officina. Certo è che avrei preferito finire in un altro modo, la didattica a distanza non può essere la soluzione definitiva, per la scuola». Anche Dario Medri la pensa sostanzialmente così: «Mi sarebbe piaciuto salutare amici e docenti di persona, non davanti a uno schermo, anche se sono certo che quella campanella online ce la ricorderemo a lungo. Mi dispiace anche non fare lo scritto d’italiano, sono cinque anni che mi preparo e mi pare un po’ un’occasione perduta. Proverò a dare il meglio di me all’orale, entusiasta di parlare del mio elaborato ma soprattutto dell’alternanza scuola-lavoro che ho svolto in un’azienda che si occupa di moto da competizione. Sono un po’ più in ansia sugli argomenti da collegare, perché può venir fuori di tutto. Ma in generale, ero più preoccupato per l’esame della patente, anche se riguardando ai mesi scorsi, non mi sarei mai immaginato un patatrac del genere, davvero. Del resto, non si poteva fare altrimenti e ci siamo adattati anche a questa nuova maturità».

«IN PARTE SOLLEVATA»
Lo pensa anche Noemi Fiori (nella foto), studentessa del liceo scientifico «Oriani» di Ravenna: «La sensazione è quella, strana, di non aver concluso nulla. È quasi estate, siamo qui a studiare per una prova che non ci aspettavamo così ma dentro è come se la scuola non fosse mai finita. Ci siamo adattati, certo, l’ho fatto anche io tra le mille fatiche di dover affrontare le lezioni online». D’altro canto, però, per la ragazza, c’è il sollievo di non dover fare gli scritti: «Mi sento abbastanza serena per matematica e fisica, che sono anche le materie del mio elaborato, che parte dal tema della relatività. Sono tranquilla anche sui testi di letteratura italiana, mentre un po’ di agitazione mi prende per la parte di cittadinanza e costituzione, che a scuola si affrontano un po’ in tutte le materie, senza un momento dedicato». Insomma, sarà quel che sarà: «Considero comunque positivo il fatto che, un momento conclusivo, ci sia. La paura che aleggiava tra di noi, nei mesi scorsi, era quella che la maturità fosse eliminata del tutto: saremmo stati guardati, anche nel mondo del lavoro, come quelli che non avevano portato a termine nulla».
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