Ravenna, Gasperoni (Commercio): "Poco rispetto verso gli imprenditori, l'incertezza non aiuta"
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Non è ovviamente roseo il bilancio di Gianluca Gasperoni, titolare di due negozi di calzature, uno a Lugo l’altro a Ravenna, ad un anno dall’inizio della pandemia. «Il bilancio di fine anno è in negativo per quanto riguarda il fatturato, anche se il “meno” non è drammatico. Siamo stati chiusi due mesi e mezzo e in quel periodo il fatturato è sceso vicino allo zero, anche se un pochino l’e-commerce ha aiutato. Se la prima chiusura ha purtroppo coinciso con l’arrivo della collezione primaverile, i mesi successivi sono invece stati contrassegnati dall’aumento delle vendite. «Da maggio a fine settembre sono stati mesi positivi, in cui siamo stati aperti sette giorni su sette fino alla prima settimana di agosto, elemento che ci ha permesso di recuperare». A pesare maggiormente sono stati i periodi in fascia arancione, quando «si gira meno e c’è meno voglia di andare nelle attività. Le continue chiusure e aperture hanno generato incertezza e non parlo solo del mio settore. Questo implica mancanza di rispetto verso una classe imprenditoriale che sta soffrendo, non si tiene conto del fatto che serva un’organizzazione minima da parte delle imprese». Certo, per Gasperoni, c’è chi va meglio e chi peggio anche nello stesso settore. «Se guardiamo il food c’è chi va meglio e chi peggio. Chi ha una rosticceria di pesce lavora, chi ha un ristorante meno. In questo momento si sta verificando quello che si definisce una “misallocazione”, un trasferimento di fatturato. Penso, ad esempio, all’economia del turismo con, da una parte, l’economia della montagna, completamente distrutta, e dall’altra quella del balneare, che invece è andata molto meglio anche rispetto all’anno precedente. E anche quest’anno succederà lo stesso, come ha dimostrato l’ultimo week-end trascorso in zona gialla». Per Gasperoni: «Chi vendeva articoli femminili ha sofferto di più rispetto a chi vendeva sneakers, così come ha venduto di più chi già faceva e-commerce. A dicembre ad andare per la maggiore è stato l’abbigliamento comodo, ad esempio noi abbiamo venduto ciabatte che non avevamo mai venduto, mentre è inevitabilmente calata la vendita di scarpe col tacco». Un danno importante, per Gasperoni, sono state le chiusure del 24 e del 31 dicembre e quello che ha aiutato è stato l’avere avuto una storia di impresa alle spalle. «Questo ha fatto sì che la nostra clientela sia tornata e continui a tornare». A “remare contro” è invece stata la scelta di posticipare i saldi a fine gennaio. «Si è trattato di un errore clamoroso, un nonsenso economico su cui, però, la Regione ha ricevuto l’avallo delle associazioni di categoria. Penso sia stata una cosa che abbia fatto male nel male, perché alla fine abbiamo aderito tutti alla vendita promozionale, ma non c’è stato l’impatto che solitamente la parola saldi suscita nei clienti». (fe.fe.)