Ravenna, Forese, prime elementari a rischio, "Non si raggiunge il numero minimo"

Romagna | 19 Febbraio 2021 Cronaca
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Federica Ferruzzi
Si sono concluse il 25 gennaio scorso le iscrizioni alle primarie (ex elementari) per l’anno scolastico 2021-22, ma ci sono ancora forti dubbi sulla ripartenza delle classi prime nelle frazioni di Roncalceci e Castiglione a causa della scarsità di alunni. A fare il punto sulla situazione sono le due presidenti del consiglio territoriale, rispettivamente Federica Moschini e Cristina Ambrogetti. 

RONCALCECI 
«Da un po’ di tempo a questa parte a Roncalceci ci sono problemi per la continuazione della classe prima - spiega la presidente del consiglio territoriale Federica Moschini -. La stessa situazione si è infatti verificata anche l’anno scorso, ed è dovuta sostanzialmente al calo delle nascite. Nella maggior parte dei casi, comunque, si tratta di un problema di “modulo”: in pratica non tutti i giorni i bambini fanno orario continuato e i genitori che lavorano e hanno i nonni che vivono in altre frazioni sono impossibilitati ad andarli a prendere da scuola, di conseguenza li iscrivono altrove. Come consiglio territoriale siamo dispiaciuti e stiamo lavorando insieme alla preside del plesso per capire come poter risolvere il problema. Al momento i bambini iscritti sono nove, ma dobbiamo avvicinarci il più possibile alle 15 unità per poter garantire la prima classe. Quello che mi dispiace è che si dia la colpa all’Amministrazione, quando invece, anche come territorio, abbiamo sempre investito moltissimo sulla scuola. Ogni anno si approvano progetti culturali da sottoporre alla giunta, che vanno dai laboratori di lettura a quelli di teatro pagati direttamente dal Comune. Chiudere sarebbe davvero un peccato, anche perchè penso ad esempio a chi ha figli che già frequentano ed altri che lo faranno e che rischiano, così, di dover andare in istituti diversi. Come consiglio, e lo stesso si può dire per il Comune, faremo il possibile per scongiurare questa situazione che non dipende da noi o dal fatto che non ci siano investimenti, anzi. I progetti si sono sempre fatti, come dimostra quello di quest’anno sulle pietre di inciampo o come testimonia il laboratorio di teatro sostenuto dall’amministrazione comunale. Dire che quest’ultima non ha investito sulla scuola non è corretto e non è rispettoso. Al momento la dirigente del plesso sta incontrando i genitori per spostare, eventualmente, i bambini a San Pietro in Vincoli tramite un pulmino, ma non tutti sono d’accordo. Siamo in trattativa, vedremo il da farsi». 

CASTIGLIONE
A tracciare un quadro di quanto accaduto all’intercomunale di Ravenna-Cervia è la presidente del consiglio territoriale di Castiglione Cristina Ambrogetti. «Alla chiusura delle iscrizioni abbiamo constatato che in più di un istituto del cervese e del ravennate i numeri degli iscritti alle prime classi delle primarie sono stati bassi soprattutto per via di un calo demografico: in proposito la situazione è stata la stessa in tutte e quattro le scuole primarire di Castiglione di Ravenna e di Cervia, di Savio e di Pisignano. L’unica scuola che al 25 gennaio è riuscita a raggiungere il numero minimo è stata quella di Castiglione di Cervia. L’ufficio scolastico territoriale si è quindi visto costretto ad autorizzare due classi prime, al massimo tre, ma non di più. Quella che sulla carta ha meno possibilità di tutte è Castiglione di Ravenna, anche se nero su bianco non c’è nulla, nessuno ha ancora ufficialmente detto che la prima non si farà. Certo, conoscendo le caratteristiche delle singole scuole e la collocazione di ognuna posso dire che la preoccupazione c’è». E i timori sono quelli di tanti genitori che si sono rivolti al Consiglio che, a sua volta, si è rapportato con l’Amministrazione per chiedere deroghe, almeno per quest’anno, sul numero minimo che permette di aprire una classe. «Da un lato chiediamo di sorvolare sul dato numerico almeno per quest’anno, contando anche sulla pandemia, dall’altro poniamo la riflessione per una prospettiva di più lungo termine legata al fatto che le scuole del forese siano a volte l’unico presidio di socialità, cultura e legalità disponibile per bambini e ragazzi. I paesi sono sempre più a rischio spopolamento e perdita di servizi: perdere una scuola vorrebbe dire avere più difficoltà, negli anni a venire, nell’avere nuove classi prime e arrivare a perdere, nel tempo, un’intera scuola trasformando questi paesi in “non luoghi”. L’istituto stesso si è impegnato per avviare progetti che identifichino queste scuole e le rendano attrattive. Questi bambini devono avere la possibilità di iniziare un percorso scolastico a 3 anni e di uscirne a 14 restando nelle scuole dell’istituto comprensivo, avendo garanzia di una progettualità verticale che continui senza interruzioni brusche nel passaggio da un ordine di scuola ad un altro».
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