Ravenna Faenza e Lugo: strenne da sfogliare per le Festività
Federico Savini
C’è poco da fare, la strenna di Natale in forma libresca – quando la si sceglie, e sarebbe sempre d’uopo farlo più spesso – solo in qualche caso assume la forma di un romanzo (troppo personale e aleatorio forse, ma ne parleremo a stretto giro), e assai più spesso i libri da regalare per le Feste sono piuttosto dei saggi, meglio se di carattere locale, sulla storia il costume, le tradizioni ma anche lo sport e la cucina. Tanto meglio se sono ancora corredati dalle foto, che ci ricordano da dove veniamo e cosa ci siamo magari persi nel cammino.
E uno che di saggistica, storia e strenne cartacee di fine anno se ne intende nella nostra provincia è di certo l’inesausto ricercatore ravennate Franco Gàbici, che in queste settimane ha pubblicato la bellezza di due volumi di carattere appunto storico-locale. Il primo è I Da Polenta. Signori di Ravenna (Il Ponte Vecchio) che farà luce in 176 pagine sulla casata che ha dominato la città bizantina per tanto tempo. Gàbici ha indagato in particolare l’intrcato albero genealogico della famiglia che, tra le altre cose, accolse l’esule Dante Alighieri e della quale però Corrado Ricci ebbe a dire che trattavasi di «“Famiglia trista, violenta, ingloriosa in quasi tutti i suoi; produttrice di più d’un caino». Una vicenda complessa e controversa, insomma, quella dei Da Polenta, a cui Franco Gàbici ha donato una nuova freschezza per invogliare magari alla scoperta qualcuno (sono molti in realtà) che non ne sapesse nulla.
Sempre a firma di Gàbici e sempre uscita per il Ponte Vecchio è poi Ravenna curiosa. Storia e storie, donne e uomini della Bisanzio di Romagna, nuova incursione nelle vicende «minori» ma spesso così significative dedicate ai grandi centri della Romagna. Il seguito di C’era una volta... a Ravenna contempla per esempio racconti di avvocati che letteralmente prendono fuoco pedalando in bicicletta o del fatto che la conservazione della ossa del Sommo Poeta si deve a un ragazzino del Ginnasio, o ancora i meandri ideologici attorno ai quali si è per anni avvitato il dibattito intorno all’orientamento politico della piadina. Insomma, un’occasione per rivivere quello che l’autore definisce senza mezzi termini «il bel tempo che fu».
Rimane sempre nella città bizantina la studiosa Paola Novara, che attraverso il volume Santa Croce di Ravenna. Archeologia e storia arricchisce la sua produzione di saggi storico-architettonici dedicati alla città. L’ultima corposa ricerca archeologica sulla Santa Croce ravennate risale a quasi 35 anni fa e portò a scoperte notevoli in vari campi, suggerendo tra le altre ipotesi quelle di una pionieristica fruizione turistica della struttura religiosa. Non di meno, l’interesse per queste chiesa non ha mai realmente superato il confine degli specialisti del settore, e così Paola Novara ha deciso non solo di tornare a ragionare sugli studi di allora, che non hanno avuto i necessari sviluppi, ma con questo nuovo studio intorno alla chiesa di fare della divulgazione vera su un patrimonio sottostimato della città.
E a proposito di patrimoni, è ideale come strenna magari per i forestieri il volume edito dal Girasole Il Sito Unesco di Ravenna. Otto monumenti di valore universale e curato a sei mani da Giovanni Gardini, Linda Kniffitz e Maria Grazia Marini. Nel 1996 Ravenna è entrata nella lista del Patrimonio Mondiale; nelle basiliche e nei battisteri della città si conserva il più ricco patrimonio di mosaici antichi di V e VI secolo. Nella sostanza il libro è una guida ai Battisteri Neoniano e Ariano, alla Cappella Arcivescovile, alle basiliche di S. Apollinare Nuovo, S. Apollinare in Classe e S. Vitale, ai Mausolei di Galla Placidia e Teodorico. Nei mosaici di Ravenna si narrano i testi sacri attraverso le immagini: qui troviamo le prime rappresentazioni dell’iconologia cristiana, uomini e donne, santi e vescovi e vergini, un’imperatrice con le sue principesse. La bellezza di Ravenna è nascosta all’interno di battisteri, basiliche e mausolei e nei tesori di luce e di colore che il suo patrimonio musivo sprigiona da secoli.
Lo stesso editore ha poi dato alle stampa Mussolini lettore di Dante di Ivan Simonini, studio che cerca di colmare una delle pochissime lacune sul più che frequentato Sommo Poeta in questi anni di celebrazioni. Simonini si è posto diverse domane sul rapporto tra Dante e il fascismo (il mondo in cui Mussolini l’ha celebrato, se sia stata o meno una fortuna il legame con la Romaga di entrambi, se il Dante politico sia più uno «sconfitto» o un «preveggente») e ha cercato le risposte, indagando la storia del Ventennio, ma da una luce assolutamente contemporanea.
Sabato 10 alle 17 al teatro dei Filodrammatici di Faenza sarà poi presentato Usanze di Romagna, nuovo libro di Mario Gurioli sulla civiltà contadina, edito da Tempo al Libro. Quasi un inventario di «buone pratiche tradizionali» suddiviso mese per mese, sessanta brevi testi ricchi di espressioni dialettali, delle quali viene sempre riportata la traduzione in italiano. Dalla bandiziõ dal stal (la benedizione delle stalle) alla vartó dal viöl (la virtù delle viole), da signê e’ témp (segnare il maltempo) al zoch d’Nadêl il libro è un’incursione nelle abitudini del tempo che fu, ma si rivolge anche a chi volesse scoprire alcuni aspetti che caratterizzavano la vita in campagna fino a qualche decennio fa. «Queste usanze - dice Guroli - fanno parte di quell’importante patrimonio culturale che gli adulti sapevano trasmettere alle giovani generazioni fin dall’infanzia. A questa scuola semplice e quotidiana sono andato anch’io e ho fatto mio l’insegnamento che mi è stato offerto da chi mi stava vicino sia in casa che fuori».
Sposta l’attenzione verso la cucina, ma interesserà molto anche agli storici del territorio, il volume La nostra cucina. Le ricette di un’antica famiglia romagnola del compianto Giovanni Manzoni, già grande storico del brigantaggio in Romagna nonché padre di quel Gian Ruggero che cura il volume di 250 pagine insieme ad Erica Tampieri Manzoni. In uscita per il Ponte Vecchio, il volume è nato dall’idea di Erica attorno all’«arte romagnola “del creare cibi”» come contributo alla conoscenza della storia gastronomica, della nostra terra.
È infine uscito già da qualche mese ma rimane ideale come strenna per gli appassionati del calcio romagnolo il volume Baracca, che anni quegli anni di Doriano Tamburini, che tra aneddotica e fotografie ripercorre gli anni più belli del calcio a Lugo, vissuti con la dirigenza di Alessandro Galli, affiancato da Rino Melandri e Primo Guidani, e la guida tecnica di Alberto Zaccheroni, ma non solo. Il volume, edito da Tempo al Libro, riporta ai tempi di una stagione che pare irripetibile per la piazza di Lugo. Aperto dalla prefazione di Zaccheroni, il libro dettaglia in modo appassionato di risultati, sfide e curiosità di un Baracca capace di far sognare la C1. Anzi, a una Romagna che aveva come polo di attrazione lo stadio Muccinelli.