Ravenna, De Pascale bis, i primi 6 mesi: «Cantieri, ci vuole pazienza; Balneari, il Parlamento intervenga; gas e rinnovabili, il Governo cambi passo»

Romagna | 23 Aprile 2022 Politica
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Manuel Poletti - «Il ritorno dei turisti è positivo, ci aspettiamo un’estate in crescita grazie anche al Jova Beach Party che rilancerà Marina di Ravenna. Sui cantieri la fase è complessa per tanti fattori, ma le opere, come i ponti, vanno fatte, anche se costano fatica e polemiche. Su gas, rinnovabili e balneari alcune delusioni dal governo, su questi temi serve un passo avanti deciso».
Il sindaco di Ravenna Michele De Pascale e la sua nuova giunta tagliano i primi sei mesi di mandato (secondo per lui), con molti fronti aperti ed alcuni critici nell’agenda cittadina, oltre alle difficoltà che arrivano da un contesto internazionale segnato prima dal caro energia, poi dalla guerra in Ucraina, che rischia di vanificare la ripresa economica registrata nel 2021 anche sul nostro territorio.
Sindaco De Pascale, il ritorno dei turisti in centro a Ravenna è stato un segnale positivo per Pasqua, dopo due anni segnati dalla Pandemia e dalle restrizioni. Che sensazioni ha per questa stagione che sta cominciando?
«Il ritorno dei turisti in centro, con le piazze piene di ragazzi e ragazze e di turisti è sicuramente qualche cosa che riempie il cuore, dopo anni di difficoltà. Questo non vuol dire che le imprese abbiano risolto i loro problemi, ma è stato comunque un segnale molto positivo. Anche il lavoro fatto dal Comune durante la Pandemia con il digitale e la promozione di luoghi ed iniziative culturali, appare un fattore determinate che oggi sta finalmente dando i risultati attesi».
Le istituzioni culturali di Ravenna vivranno una fase di rinnovamento dopo le celebrazioni per Dante ‘700. Cosa cambierà?
«E’ chiaro che il 700esimo di Dante è stato molto particolare ed ha assorbito molte risorse, l’abbiamo poi vissuto in un momento difficile, sempre con il Dpcm in mano per capire se potevamo aprire le mostre o realizzare gli eventi. Con il Ravenna Festival siamo stati pionieri nel metterlo in campo in condizioni molto difficili anche a livello tecnico nel 2020. Quest’anno il Festival ritorna nei suoi luoghi più identitari, come il Pala De Andrè al massimo della sua capienza. I 20 anni del Mar li stiamo sottolieando con diversi eventi».
Per i lidi ravennati la novità dell’estate sarà il Jova Beach Party. Cambierà la percenzione per Marina di Ravenna?
«Abbiamo incontrato questa opportunità molto importante del Jova Beach Party, che per Ravenna è una grande prova di rilancio di Marina. La località ha avuto fasi alterne, di grande crescita e di grande difficoltà. Erano anni che lavoravamo per portare in quella località un grande evento nazionale musicale, per far tornare a parlare di Marina di Ravenna in tutta Italia. Ci siamo riusciti, il Jova Beach Party è uno dei grandi eventi musicali della prossima estate per molte località, ed il fatto che una di queste sia in Romagna, a Marina è sicuramente una cosa che ci inorgoglisce molto».
I primi sei mesi della sua giunta bis: dalle idee e dalle grandi progettualità del primo mandato siamo passati ai cantieri «faticosi» di questo secondo. A che punto siamo? Cosa la preoccupa di più?
«Questa fase è molto complessa, caratterizzata da una grande incertezza anche dal punto di vista dell’esplosione dei costi e della consegna dei materiali per i cantieri. Però vorrei fare una riflessione: comprendo i disagi dei cittadini  e le preoccupazioni delle minoranze a Ravenna, ma rifare un ponte, ad esempio, serve? Io penso proprio di sì, visto anche quello che è successo pochi anni fa a Genova. Comprendo i disagi, ma da quando mi sono insediato come sindaco e presidente della provincia abbiamo rifatto tanti ponti. Io non ho mai avuto un giorno dal 2016 che su una strada comunale o provinciale non ci fosse un cantiere su un ponte. Vedendo il livello di superficialità di analisi che arriva dall’opposizione su opere molto complesse e costose, penso che se amministrassero la città non aprirebbero mai di cantieri così. E’ giusto? Rifare un ponte significa spendere tanti soldi, prendere un mucchio di polemiche e quando il lavoro è terminato quasi nessuno ti rende merito. Non capire quanto sia lungimirante affrontare questi cantieri a me preoccupa, ma spero che nessuno degli esponenti di centrodestra abbia mai la possibilità di governare Ravenna».
Sul Porto avrà tirato un sospiro di sollievo, visto l’avvio dei dragaggi per la prima parte dell’Hub e la seconda fase che ormai andrà a bando. Entriamo nella fase decisiva...
«In questo momento al porto di Ravenna fra tutte le istanze che abbiamo aperto abbiamo al lavoro circa quattro draghe, è una fase di attività molto importante, poi sono in corso altri lavori preparatori per fare i cantieri sulle banchine; infine ci sono elementi importanti di attrazione di nuovi investimenti. Il problema oggi è che il porto di Ravenna era il principale attrattore di merci dall’Ucraina e quindi c’è preoccupazione. Bisogna dire che i nostri terminalisti sono stati bravi a sostituire i mercati, si stanno riposizionando, per importare argilla e cereali da altri parti del mondo».
La guerra in Ucraina ha fatto riscoprire l’importantza del gas a livello nazionale. Il Pitesai approvato non ha risolto molti problemi, anzi, appare già anacronistico. Il governo traccheggia. Quanto e come può incidere Ravenna in questa partita?
«Noi pensiamo di poter essere una parte molto significativa della soluzione al problema italiano, sia con diverse azioni concrete, ma anche come metodo. Il metodo Ravenna, il tipo di approccio che ha questa città ai temi dell’ambiente, dell’industria, noi pensiamo che possa essere quello più incisivo ora. Il Pitesai è stato fatto per azzerare, chi diceva bruscamente, chi diceva in maniera più velata, la produzine nazionale di gas. Ora pensare che quello strumento, fatto per azzerare tutto, sia la soluzione salvifica in questo nuovo contesto, è pura fantasia. Quando il Pitesai passò in conferenza unificata interpellai il ministro Cingolani sui rischi che correvamo in caso di crisi, la risposta fu che sarebbero stati fatti dei provvedimenti ad hoc. Sono passati mesi, ma non si è visto nulla, anzi».
Un rigassificatore galleggiante è la soluzione migliore oggi? Sulle rinnovabili ci sono passi avanti? Ravenna aspetta per il progetto Agnes...…
«Ravenna è nella short list per avere un rigassificatore galleggiante, oggettivamente in Italia non c’è un altro posto migliore che abbia le condizioni della nostra città, ma metteremo una struttura galleggiante che fra le soluzioni è quella che ha più impatto ambientale e nel frattempo non usiamo il nostro gas, non facciamo i parchi eolici e non consentiamo di captare e stoccare la Co2. Ma è un Paese normale il nostro? Ho grande stima nel premier Draghi, ma Cingolani per ora mi ha deluso molto, il governo su queste tematiche deve dare un deciso colpo d’ali. Servono più fatti e meno parole».
Romagna next, il progetto di sistema è riuscito a muovere i primi passi, dopo la presentazione di sei mesi fa?
«A Ravenna c’è stato un primo incontro proprio pochi giorni fa con le parti sociali, i sindacati e gli stakholder. La costruzione del piano sta andando avanti, in particolare riscontro una grande coesione fra gli amministratori della Romagna. Devo dire che un momento di vicinanza così, tenuto conto che lavoro in conferenza socio-sanitaria con tutti i sindaci romagnoli, di qualsiasi colore politico, non l’avevo mai riscontrato. E’ un fatto importante, tenga presente che tutti i progetti dei Comuni sul Pnrr di taglio sanitario sono stati condivisi, abbiamo presentato una progettualità comune. A breve poi rinnoveremo la governance di Romagna Acque, il tema dell’approvigionamento idrico è centrale per non tornare alla Romagna che conosceva la sete. Se non faremo azioni all’altezza, tenuto conto delle condizioni climatiche e delle scarsissime piogge, andremo verso una stagione di carenza idrica sul nostro territorio».
Stanno arrivando tante risorse dal Pnrr, per i sindaci sono lontani i tempi del patto di stabilità che strozzava gli investimenti (oltre al lauto aumento degli stipendi). Ma è tutto così semplice come appare arrivare ai fondi stanziati dall’Ue?
«Sul Pnrr ci sono due problematiche. La prima, sapere cosa sarà finanziato e cosa non. Ad esempio oggi non sappiamo se fra le 4 palestre candidate come Comune di Ravenna avranno tutte o solo una parte il via libera ai finanziamenti. Dobbiamo gestire i bandi, speriamo di fare bella figura. Poi c’è l’altro tema, quello dei prezzi. In sei mesi sono lievitati molto, il Comune di Ravenna, che è robusto, può farcela a finanziare il 20% del costo, ma molti altri piccoli Comuni non ce la possono fare. E’ un problema che abbiamo posto all’attenzione del governo per capire come regolarsi».
Infine, la partita dei balneari, un altro fronte caldo con il governo, il modello romagnolo è a forte rischio. Tempi strettissimi per il bando nuove concessioni al 2023, il Parlamento può migliorare la normativa?
«Noi con l’assessore regionale Corsini abbiamo lavorato molto e avevamo trovato un’intesa con il Governo, che non era perfetta, lasciava al Parlamento alcuni elementi di correzione, che come oggi sono inattuabili. I balneari non sono un servizio, ma sono imprese, e quindi serve un sistema di indennizzi. Il principio era che chi avesse vinto la gara pubblica fosse chiamato ad indennizzare il concessionario precedente. Questo principio non era la panacea di tutti i mali per i professionisti della costa romagnola, però era un principio di dignità e di riconoscimento dell’attività svolta. Questo testo era stato presentato dal ministro Garavaglia nella sede della Conferenza unificata, poi in Consiglio dei ministri è stata cancellata ed è sparita. Un fatto molto grave, ora tocca al Parlamento reinserirlo e prevedere una scansione dei tempi più graduale, perché pensare che entro fine del 2023 avvengano tutti i bandi per tutte le concessioni è irrealizzabile da parte dei Comuni. Entro l’estate speriamo di avere dal Parlamento un intervento chiarificatore e migliorativo dell’attuale quadro».
 
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