Ravenna, "Cuore e Territorio": "C'è fobia dell'ospedale"
«La gente è intimorita, in ospedale non vuole andare. Abbiamo una Cardiologia efficiente, non si discute. Ma il problema è la paura del del contagio, oltre al fatto che per chi sta male, arrivare in reparto significa prima fare la fila per ore in pronto soccorso, con tutti i rischi annessi e connessi». Giovanni Morgese è il presidente dell’associazione «Cuore e Territorio». In questi mesi ha toccato con mano la fobia di chi ha problematiche cardiache di avvicinarsi alle strutture ospedaliere pubbliche: «L’ansia è aumentata ancora di più da quando anche i medici della Cardiologia fanno i turni in pronto soccorso. La tendenza, ora, è quella di ricorrere ai privati. L’associazione nel tempo ha messo in piedi delle convenzioni con i centri medici privati, che in questo periodo ci consentano di dare una risposta ai soci che ci contattano perché necessitano di un consulto urgente». Anche i tempi delle visite, infatti, hanno subito rallentamenti: «Se il medico curante non ritiene la visita prioritaria, si aspettano diversi mesi. E per chi vuole una risposta in tempi rapidi, è ovviamente troppo». A tutto questo si lega la difficoltà che le persone, in presenza di un sintomo, potrebbero avere a valutarne la gravità: «A livello nazionale non sono mancate, in questi mesi, le notizie di persone che sono morte di infarto perché non si sono rivolte agli ospedali. Del resto gli appelli a rimanere a casa se non per gravi motivi possono sortire anche questi effetti. Un dolore al petto può essere scambiato in maniera errata per una fitta intercostale ma le cose, se non si chiede aiuto, possono mettersi male». Morgese aspetta il momento in cui si potrà tornare nelle scuole a fare sensibilizzazione e prevenzione e nelle piazze a effettuare gli screening cardiologici: «Per il momento ci siamo organizzati con le videochat dei cardiologi. Tranquillizzare le persone in caso di dubbi è fondamentale». (s.manz.)