Ravenna, crollo diga: Inail sarà parte civile nel processo per la morte di Danilo Zavatta

Romagna | 05 Aprile 2023 Cronaca
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Si è aperto il 4 aprile il processo per il crollo della diga di San Bartolo, avvenuto il 25 ottobre 2018 nel quale perse la vita il tecnico 52enne della protezione civile, Danilo Zavatta e per il quale ci sono 9 persone indagate. L’accusa è di disastro colposo ed omicidio colposo e il processo entrerà nel vivo a fine anno per arrivare a sentenza nel 2024. Inail ha chiesto ed ottenuto dal giudice monocratico Cosimo Pedullà la costituzione di parte civile. Nelle udienze calendarizzate prima dell'estate verrà esaminata la consulenza chiesta dal pm Lucrezia Ciriello, titolare del fascicolo d'indagine che ha evidenziato carenze nella costruzione dell'opera e non è escluso venga nominato un pool di periti. Gli indagati sono il 61enne Daniele Tumidei, amministratore unico di Gipco, azienda forlivese che aveva realizzato la centrale idroelettrica alla chiusa sul fiume Ronco all’altezza di San Bartolo ed amministratore unico anche della forlivese Go4it, che aveva avuto la concessione per il progetto. Oltre a lui anche tre tecnici della Go4it, Angelo Sampieri, Silvano Landi e Franco Frosio nonché l’imprenditore Massimo Casanova titolare dell’omonima ditta che seguiva le emergenze subacquee nel cantiere; il dirigente della protezione civile regionale Claudio Miccoli; il responsabile del servizio Area Romagna della protezione civile, Mauro Vannoni; quello della protezione civile di Ravenna, Andrea Bezzi e quello della protezione civile di Forlì-Cesena, Davide Sormani. Nel pomeriggio del 25 ottobre 2018 il crollo improvviso di una campata e la morte di Zavatta che stava transitando sul ponte proprio in quel momento aveva portato la Procura ad aprire un fascicolo per disastro ambientale diventato anche per disastro colposo ed omicidio colposo. Le indagini si erano concentrate sugli appalti e le autorizzazioni per la costruzione della centrale nonché sull’incarico di Zavatta, dipendente della Regione, sul perché fosse sul luogo della tragedia e se avesse il giusto equipaggiamento per la sua sicurezza. L’inchiesta si è chiusa il 27 novembre 2020 mentre la statale Ravegnana è rimasta impraticabile per 10 mesi per il ripristino dell’area e la sua messa in sicurezza.
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