Ravenna, Coldiretti lancia l’allarme sulla decisione della Ue sull’etichettatura: «A rischio un settore chiave per l’economia»
«Il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino è un attacco diretto all’Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all’ester. Questo però è una minaccia concreta anche per la provincia di Ravenna che con oltre 16mila ettari coltivati a vigneto (sui 24mila totali della Romagna) è il territorio con la più ampia superficie vitata dell’intera regione». Questa la posizione di Coldiretti in riferimento all’autorizzazione concessa all’Irlanda che potrà adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, come «il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati» nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue. Un precedente che per la Coldiretti «rischia di mettere a rischio una filiera - commenta il Presidente provinciale di Coldiretti, Nicola Dalmonte - che nel Ravennate è centrale non solo per la tenuta del sistema agricolo, bensì per l’intera economia. Con una produzione di uva che ha sfiorato nel 2022 i 3 milioni e mezzo di quintali (e i 2 milioni e mezzo di ettolitri di vino), la vitivinicoltura ravennate rappresenta un vettore di sviluppo, basti ricordare che le principali strutture vitivinicole nazionali sono nate e operano qui esportando peraltro in tutto il mondo». Una scelta che secondo le stime riportate sempre dal mondo agricolo rischia di alimentare paure ingiustificate nei consumatori come dimostra il fatto che quasi un italiano su quattro (23%) smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette, secondo un sondaggio on line sul sito www.coldiretti.it. Sempre per l’associazione di rappresentanza la decisione presa in Europa non è quella giusta in quanto «si tratta di difendere un settore del Made in Italy - conclude Dalmonte - che ha scelto da tempo la strada della qualità con le bottiglie italiane che sono destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt e che è in continua crescita, sia per superficie coltivata che per resa ad ettaro».