Ravenna, Caritas: "Mille famiglie assistite nel 2019, meno richieste ma chi viene sta male"
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Federica Ferruzzi - «La situazione è sicuramente grave, nonostante le richieste siano diminuite, ma non dobbiamo pensare che sia tutto a posto e che a Ravenna si stia bene: c’è ancora chi fa fatica ed ha bisogno del nostro aiuto». Don Alain Gonzales Valdes, direttore della Caritas diocesana, riassume così l’attività del 2019 che riflette un’immagine in linea con quella degli ultimi anni. «Si conferma - prosegue il direttore - l’andamento che abbiamo visto l’anno scorso: dal 2015 le richieste hanno subito un processo di diminuzione che sta continuando. La situazione è ben diversa da quella vissuta in precedenza, quando dal 2008 al 2015 si registrò un aumento esponenziale di oltre il 200%. Da quattro anni a questa parte è iniziato un rientro e i numeri si sono ridotti, ma non pensiamo che a Ravenna si stia bene, qui c’è ancora chi sta molto, molto male. Ai nostri sportelli si presentano meno persone, ma quelle che vengono sono in una situazione tremenda, di povertà quasi cronica. Fino a qualche anno fa un intervento era risolutivo, ora invece queste persone tornano più e più volte». E l’utenza è quasi sempre la stessa ormai da anni. «Vogliono farci credere che gli stranieri siano aumentati in maniera esponenziale, ma la nostra esperienza ci dice che questo tipo di utenza cresce rimanendo nella media. Un’altra notizia che ho sentito è che di pari passo siano aumentati gli italiani, ma anche in questo caso la crescita non ha subito impennate. Ad ogni modo sono sempre più gli stranieri dei connazionali». Guardando le provenienze, un dato balza all’occhio: «Se anni fa registravamo una forte presenza di nigeriani, ora ce ne sono sicuramente meno. Ritengo che, prima di una chiusura totale dovuta alla Brexit, queste persone si stiano spostando nel Regno Unito, ma questa è una mia lettura personale». L’età è variabile e cambia in base alla provenienza. «Se parliamo di stranieri, si tratta di nuclei giovani che fanno fatica ad inserirsi, mentre per gli italiani l’età media si alza: perlopiù si tratta di persone avanti con gli anni che hanno perso il lavoro». Se la richiesta principale è quella offerta tramite aiuto alimentare, ovvero la classica sportina, non mancano domande per il pagamento delle utenze. «Ogni quindici giorni ci incontriamo con la commissione economica che si occupa di questi interventi e ragioniamo su quanto stanziare per questo tipo di contributo». Quest’anno, per la prima volta, Caritas è riuscita ad intervenire aiutando più famiglie. «I nuclei seguiti, tra Caritas diocesana e Caritas parrocchiali, sono intorno ai mille. Quando sono arrivato, qualche anno fa, il lavoro principale veniva svolto dalla Caritas diocesana, attorno a cui erano presenti, in maniera minore, quelle parrocchiali. Ho cercato di invogliare queste realtà ad aprire punti di ascolto propri e in tante hanno risposto positivamente, al punto che quest’anno, per la prima volta, sono stati più numerosi gli utenti che si sono recati alle Caritas parrocchiali rispetto a quanti sono andati nella sede di piazza Duomo».