Ravenna, capanni balneari, c’è il nuovo bando: quasi tutti andranno spostati o demoliti

Dopo un anno di discussioni, ordinanze di abbattimento, proteste varie è uscito il bando per l’assegnazione temporanea (6 anni) della concessione demaniale marittima per i capanni balneari, le strutture in legno, alcune centenarie, diventate caratteristiche del nostro litorale, tra Marina Romea e Punta Marina. L’ANALISI DI COSTANTINI Un buon risultato per l’assessore al turismo, Giacomo Costantini. «Con il Parco marittimo e le diverse iniziative fatte sui nostri lidi (come il divieto di fumo sulla battigia ndr) ci siamo impegnati per un utilizzo sostenibile degli spazi naturali e delle risorse turistiche. La riconnessione delle dune con la pineta ha restituito spazi ai cittadini, ai turisti e alla natura, consentendo una fruizione delle nostre località balneari nel rispetto dell’ambiente circostante. Anche la presenza, nel nuovo Parco Marittimo, delle passerelle in legno sopraelevate sul cordone dunoso permette un facile accesso alla spiaggia senza danneggiare il delicato ecosistema dunale. Volendo prestare la massima attenzione alla rigenerazione del cordone dove insistono diversi capanni balneari, ad oggi non in regola con le concessioni, abbiamo pubblicato un bando che vuole trasformare questi manufatti tradizionali del nostro litorale in alleati per preservare la duna. Abbiamo lavorato, in questi anni per rinaturalizzare, valorizzare e proteggere l’ambiente ed acquistando la nuova concessione, i proprietari dei capanni verseranno molto meno rispetto alla sanzione pagata nora inoltre, con una calendarizzazione in sinergia con l’Amministrazione potranno organizzare la pulizia delle dune». Obiettivo del bando è anche quello di incentivare i progetti a favore della collettività come l’organizzazione di attività culturali, artistiche o ricreative, attività legate alla fruizione sostenibile del mare, della spiaggia e della pesca, la conservazione e il presidio degli habitat caratteristici del litorale, l’organizzazione di attività periodiche di pulizia e altre attività ancora. Dei capanni censiti, però, solo 4 - due a Marina e due a Punta - potranno restare al loro posto, secondo quanto rilevato da uno studio di incidenza ambientale commissionato ad hoc dal Comune. 41 dovranno essere rilocalizzati perché si trovano in un habitat da proteggere o nel territorio dell’ente Parco e 29- 22 a Marina, 5 a Punta Marina e 2 a Marina Romea- dovranno essere spostati per essere lontani dalla duna. LE CRITICHE DI ITALIA NOSTRA Un intervento che fa storcere il naso ai capannisti. «La valutazione ambientale che ha stabilito che praticamente tutti i capanni vanno spostati o rilocalizzati, di fatto dice che vanno abbattuti perché è chiaro che una delicata ed antica struttura in legno non possa essere spostata senza venir danneggiata - ha sottolineato Francesca Santarella di Italia Nostra, associazione che da tempo si batte per la salvaguardia dei capanni -. Non capiamo il senso di una valutazione ambientale su queste strutture che hanno decenni: generalmente la si chiede per le nuove costruzioni. L’anno scorso, dopo 10 anni dai primi accertamenti, è emerso che i capanni erano abusivi e che i proprietari avevano pagato negli anni, di fatto, una multa e non la concessione demaniale. A gennaio 2024 il Comune ha emesso un’ordinanza che prevedeva l’abbattimento dei capanni, sospesa in marzo quando il sindaco ha chiesto al Parco del Delta del Po una valutazione ambientale sui tempi e le modalità di esecuzione delle demolizioni e di dare informazioni utili ai proprietari su come e ettuarle. Avute le prescrizioni dal Parco è stato noti cato che i capanni andavano abbattuti tra settembre e dicembre. Poi, con i vari ricorsi si è arrivati ad oggi e alla pubblicazione del bando per il quale servono, tra l’altro, un progetto paesaggistico realizzato da un tecnico, da un architetto o un gemetra, una precisa planimetria del luogo, lo studio dei materiali che verranno utilizzati per le strutture ex novo. Il tutto da consegnare entro una paio di settimane. Impossibile. Se fosse stato riconosciuto il valore storico di questi manufatti ciò poteva prevalere sulla valutazione ambientale e la concessione poteva venir sanata. In questi anni i capanni hanno fatto in modo che il territorio fosse presidiato e le dune crescessero ed ora vengono giudicati “baracche abusive”. Ci pare chiaro che il Comune dice di volerli proteggere, ma in realtà non li vuole ed è assurdo pensare che se ne possa costruire di nuovi se i “vecchi” cadranno durante lo spostamento: avrebbero lo stesso valore storico?». (Marianna Carnoli)