Ravenna, Biondi (Caritas): «E’ cambiata la povertà, ora può colpire tutti. Sono 2100 le persone che seguiamo»
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Elena Nencini
L’emporio solidale che sarà gestito dalla Caritas di Ravenna sarà la prima struttura di questo tipo in Romagna: saranno 1800 mq in via Narsete, pronti a fine giugno, dove troveranno spazio i mercatini dei vestiti, quello dei mobili, e l’emporio alimentare, vero cuore della struttura, ma sarà anche un luogo per realizzare i tirocini lavorativi. Daniela Biondi, coordinatrice del centro d’ascolto diocesano San Vincenzo De Paoli della Caritas, racconta i prossimi passi e delle nuove povertà con cui si confrontano tutti i giorni.
Qual è la situazione oggi della povertà in città?
«Stiamo sostenendo molte famiglie italiane, straniere e profughi con il pagamento di utenze e pacco alimentare, l’aumento delle bollette e i rincari di tanti generi hanno inciso molto sulle famiglie. E’ un periodo molto impegnativo: a breve ci consegneranno l’emporio e dovremo traslocare tutti i magazzini: ci vorrà un po’ di tempo per arredarlo e allestirlo, ma dovrebbe essere pronto alla fine dell’anno».
Come sarà strutturato l’Emporio?
«E’ uno spazio molto grande che ci darà la possibilità di organizzare diverse attività: una parte avrà l’emporio alimentare, un’altra vestiario e mobili, una parte sarà dedicato a informazioni e incontri. Infine avremo lo spazio per organizzare dei tirocini di avviamento al lavoro. Chi si rivolge oggi al centro di ascolto non può scegliere gli alimenti ma ha un pacco preconfezionato: all’emporio invece daremo una sorta di bancomat mensile già caricato a cui corrisponderà un valore numerico di ogni tipo di alimenti, come se fosse una tessera punti. Le persone potranno andare a prendere la spesa in base alle proprie esigenze».
Chi potrà accedervi?
«Alle persone che sono accolte nei centri di ascolto della Caritas diocesana e anche in alcune Caritas parrocchiali che hanno diritto alla tessera a punti, mentre i mercatini saranno aperti a tutti: si potrà acquistare a prezzi modici abiti e mobili usati che le persone ci donano».
Quanti pacchi alimentari offrite oggi?
«Per i pacchi alimentari parliamo di 60-70 al giorno, seguiamo 2100 persone, tra italiani e stranieri residenti a Ravenna, oltre a circa 200 ucraini».
E’ una povertà diversa quella con cui avete a che fare?
«Si, adesso è quella del tuo vicino di casa che prima aveva un lavoro normalissimo che poi ha perso e si ritrova con un mutuo da pagare, bollette rincarate e non ce la fa. Sono persone dai 35 ai 50 anni, prevalentemente italiani, che avevano un’attività ricettiva o turistica o che lavoravano nel settore alberghiero e non riescono più ad andare avanti. E’ diventata una povertà che può colpire tutti».
Cosa si potrebbe fare di più?
«Investire sul lavoro, il reddito di cittadinanza si è sviluppato a metà: manca la parte dell’offerta di lavoro. Chi la richedeva doveva essere collegato ai centri per l’impiego ma non è mai avvenuto. Bisogna pensare invece a percorsi agevolati nel mondo del lavoro, a sgravi reali per le aziende. Bisogna ridare autonomia e dignità a queste persone».