Ravenna, Bellenghi (Avis provinciale): "Donatori aumentati del 16%, 2020 meno peggio del previsto"

Romagna | 06 Febbraio 2021 Cronaca
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Federica Ferruzzi
Una sostanziale tenuta delle donazioni di sangue unita ad un aumento di quelle del plasma: è questo il bilancio dell’Avis provinciale rispetto ad un anno che, contro ogni previsione, si è trasformato in un piccolo primato positivo. A raccontarlo è il presidente Marco Bellenghi. «Riorganizzare l’attività di raccolta sangue in un panorama straordinario come quello pandemico non è stato semplice ma, guardando i mesi alle spalle, Avis provinciale può affermare di aver vinto la sfida. Nel 2020 nemmeno un giorno di raccolta sangue è andato sprecato per garantire trasfusioni a tutti quei malati che, parallelamente ai rischi del Covid-19, hanno dovuto far fronte ad altre minacce per la propria salute». Guardando i numeri, nel 2020 le donazioni di plasma sono state 6.129, il 25% in più rispetto a quelle effettuate l’anno precedente (4.888), mentre quelle del sangue sono state 13.549. 

RISULTATO INASPETTATO
«Il sentimento di solidarietà è stato di gran lunga superiore ai timori che l’emergenza sanitaria ha portato con sé - prosegue Bellenghi -. Di sicuro hanno inciso le diverse campagne dedicate alla donazione del plasma, ma abbiamo anche dovuto “convertire” tanti donatori perchè dovevamo sottostare agli stop imposti dagli ospedali che, in certi momenti, hanno dovuto sospendere l’attività chirurgica. Si tratta di risultati estremamente positivi, visto l’anno, considerando anche che i donatori sono aumentati del 16%. A fine 2020 si è potuto contare su 1.546 nuovi arrivi, per un totale complessivo di 10.769. Nonostante il rallentamento dell’attività chirurgica che ha riguardato ospedali e strutture sanitarie di tutta Italia, le unità di sangue e plasma raccolte in provincia sono state messe a disposizione delle strutture sanitarie di area Vasta e sono state completamente utilizzate, sia per il fabbisogno della nostra regione, che per contribuire all’autosufficienza nazionale, e delle regioni più pesantemente colpite dalla prima ondata della pandemia». 

TIMORI SVANITI
Uno dei timori più ricorrenti tra le 21 sezioni provinciali era che, non riuscendo più ad organizzare eventi in presenza, i donatori si sarebbero demotivati. «Il programma delle attività del 2020 è stato fortemente ridimensionato a causa del lockdown e dei limiti ad eventi e occasioni di aggregazione: sono stati annullati i tradizionali momenti associativi e le giornate di sensibilizzazione alla donazione che da anni vedono i volontari Avis incontrare giovani e adulti nelle piazze, spesso in collaborazione con altre realtà. Per ovviare a questo, si sono privilegiati gli strumenti di comunicazione digitale, a partire da una newsletter periodica che è stata introdotta per dialogare con i soci donatori, ma anche con i cittadini. A risentire della riorganizzazione delle attività sono stati in particolare gli studenti della provincia che, costretti alla didattica a distanza, hanno visto sospesi gli incontri con i volontari Avis, ma è stata anche un’occasione, per noi, per capire che c’è un altro modo di incontrarli, magari con Tik tok, una modalità che permette di arrivare a 20mila persone per volta. Per questo possiamo dire che il Covid ha accelerato un processo multimediale a cui non si credeva molto: oggi siamo passati dal 38% delle donazioni su prenotazione al 98%». 
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