Ravenna, associazioni protagoniste alla Festa dell’Unità. Morgagni (Ecologia di Comunità): «Bisognosi in forte aumento»

Romagna | 09 Settembre 2022 Cronaca
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Elena Nencini
Si preannuncia un inverno difficile per molte famiglie tra rincari delle bollette e della spesa, come dimostra l’aumento delle persone che quest’estate hanno usufruito della mensa di Santa Teresa: la possibilità di poter avere un pranzo completo per tutta la famiglia ha permesso a diversi nuclei di arrivare alla fine del mese con più serenità.
Enzo Morgagni, coordinatore di Ecologia di Comunità, una rete di associazioni di Ravenna per contrastare la povertà alimentare e sviluppare la partecipazione e la responsabilizzazione della cittadinanza, racconta come è nata questa realtà.
«L’esperienza è partita diversi anni fa con una raccolta di cibo per garantire i pasti a una trentina di pakistani; con il tempo creammo una rete che collaborò con l’assessore Piaia per cominciare a dare un minimo di sostegno anche economico alle iniziative del coordinamento. Successivamente questo comitato che si chiamava Nutrire Ravenna, ha organizzato convegni e iniziative di approfondimento e si è allargato ed è diventato  da 5 anni Ecologia di comunità che coordina l’impegno convergente di varie associazioni».
In che direzione siete andati? 
«In tre direzioni: approfondire la ricerca dettagliata in termini di ricerca rigorosa, socio economica,  della povertà e delle conseguenze della povertà alimentare, un progetto di ricerca che abbiamo affidato a Massimo D’Angelillo della società Genesis. Una seconda direzione è stata l‘attivazione del Piatto sospeso: sul modello del caffe sospeso napoletano abbiamo cercato di consolidare e sviluppare questa pratica in collaborazione con una decina di ristoratori nostri alleati, tenaci, anche se questi due anni di covid hanno creato problemi, anche strutturali, di esistenza. Con loro abbiamo organizzato una formula sempre più articolata del Piatto sospeso con la possibilità che chi frequenta questi posti può dare una quota di dieci euro per finanziare le mense tramite una donazione, in termini di beni alimentari. A cui si è aggiunta una formula con Satispay per un contributo piccolo o grande. 
La terza direzione era la più problematica, quella che ci aveva spinto a creare il coordinamento di Ecologia di comunità sul modello delle cucine popolari bolognesi. Quel modello ci ha molto colpito perché non era solo una classica mensa per poveri ma un luogo di integrazione, di socializzazione e di attivazione di iniziative in tanti campi». 
Pensate di far nascere una Cucina popolare anche a Ravenna?
«A Cesena c’è un modello fedele di cucina popolare. A Faenza c’è un’esperienza che si avvicina a questa ma a Ravenna ancora non riusciamo ad organizzare, nelle dimensioni, una realtà che possa coprire due-tre giornate alla settimana. Stiamo verificando presso il centro sociale Le Rose per fornire almeno uno o due pasti, così come stiamo cercando di organizzare la stessa cosa presso il circolo Arci di Ponte Nuovo e speriamo che queste iniziative crescano. C’è una grande necessità di questo tipo di realtà perchè c’è stata una crescita esponenziale della povertà in senso assoluto e delle conseguenze in termini di carenza di offerta alimentare per queste famiglie in difficoltà economica. Come è confermato dall’analisi  di D’Angelillo, dai dati del bisogno del Re di Girgenti e dalla nascente mensa di Santa Teresa».
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