Ravenna, Artioli (Anpi): «A marzo il congresso per eleggere il nuovo presidente»

Romagna | 23 Gennaio 2022 Cronaca
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Federica Ferruzzi
E’ slittato a fine marzo (la data va dal 24 al 27) il congresso dell’Anpi nazionale e anche il comitato provinciale di Ravenna ha deciso di posticipare il proprio alle prime settimane di quel mese «sperando – come ha detto l’attuale presidente, Ivano Artioli – che nel frattempo la lotta alla pandemia sia sempre più vincente». 
Ed è proprio ad Artioli, presidente da 17 anni, che abbiamo chiesto di raccontare cosa significhi, oggi, far parte di un’associazione che, in provincia, raccoglie dai 3.400 ai 3.800 iscritti.
Artioli, quante sono le sezioni?
«Sono ben 45, che in alcuni casi sono state accorpate per un miglior funzionamento. In provincia esistevano molte sezioni in ognuno dei 18 comuni, e spesso erano presenti anche nelle frazioni, ma con il sopraggiungere dei sistemi informatici sono diminuite come numero, mentre la presenza sul territorio è rimasta la stessa».
Come è cambiata, nel tempo, l’attività?
«Con l’opportunità di spostarsi e di comunicare, i nostri iscritti territoriali hanno preso ad avere contatti frequenti con la presidenza dell’Anpi di via Berlinguer. L’attenzione verso i temi dell’antifascismo non è mai venuta meno e devo dire che, anche in seguito all’assalto alla sede della Cgil di Roma da parte di sigle nuove, ma di sicura matrice fascista, da tutto il territorio provinciale c’è stata una chiara presa di posizione. L’assalto ci ha riportato indietro di cento anni precisi, a quando cioè la colonna di Italo Balbo scese da Ferrara e da Bologna attraverso la Reale per poi giungere a Ravenna, attaccare le case del popolo e le sedi dei partiti fino ad incendiare il Palazzo della Provincia. La storia ha portato gli iscritti Anpi e gli antifascisti ad essere a fianco del sindacato e a partecipare all’incontro tenuto dalla segretaria   generale, Marinella Melandri, in piazza Matteucci».
Qual è l’attualità, oggi, dell’associazione?
«L’Anpi di Ravenna ha un grande peso, a partire dai punti culturali. Pensiamo a Ca’ Malanca, a Monte Battaglia, all’isola degli Spinaroni fino a Conselice, dove c’è il monumento alla libertà di stampa. Sono luoghi della memoria ma, allo stesso tempo, sono attivi, presenti sul territorio. L’Anpi di Ravenna ha costruito da questi luoghi incontri fisici per una cultura democratica. Alla nostra straordinaria storia visibile e praticabile del Risorgimento, nel tempo si è aggiunta la lotta di Liberazione. Luoghi di cultura e memoria che non sono fermi, bensì progettuali. Abbiamo scarpe robuste che ci fanno camminare, ma ricordiamoci che a muovere i passi siamo noi».
Di recente l’Anpi si è unita all’appello di numerose associazioni ai grandi elettori per individuare un presidente della Repubblica. Qual è la vostra posizione?
«Il presidente è il massimo garante della Costituzione: è questa la verità da cui si deve partire. Esistono la Corte Costituzionale, la cultura antifascista, ma il massimo garante dev’essere lui. Abbiamo sempre sostenuto la necessità di un presidente forte e deciso nelle sue espressioni antifasciste, massimo difensore di uno stato repubblicano e antifascista. Esiste lo stato di diritto, ma esiste anche una moralità privata che, secondo noi, deve contraddistinguere chi pensa di rappresentare l’Italia nel mondo. Un presidente deve avere una moralità immacolata: non deve avere condanne,  pertanto siamo in disaccordo con chi pensa di sostenere Silvio Berlusconi».
Cosa cambierà con il congresso?
«Cambieranno diverse nomine ed è giusto che sia così: io sono qui da 17 anni, un periodo che è corso via velocissimo. Un regalo così non me lo sarei mai aspettato nella vita, mi è sempre piaciuto ragionare di diritto, mi è sempre piaciuta la storia dei nostri genitori. Entrare nel corpo ancora vivo della Resistenza è stato un regalo dei vecchi partigiani, persone che hanno ritenuto giusto non far finire l’Anpi nelle carte della storia perchè c’è ancora grande bisogno di attività antifascista».
Come sarà l’Anpi di domani?
«L’Anpi del domani avrà alle spalle una provincia di Ravenna medagliata, contraddistinta da un grande riconoscimento dello Stato per la lotta di liberazione. Una provincia che è stata di Arrigo Boldrini, Benigno Zaccagnini e del repubblicano Arnaldo Guerrini, una realtà fatta da cittadini molto sensibili all’antifascismo e da dirigenti di Comuni, sindaci e assessori che sentono il piacere di avere alle spalle una storia così onorevole, da attualizzare nella sua compiutezza».
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