Ravenna, alla Rocca Brancaleone un ciclo di film di e su Pasolini
![ravenna-alla-rocca-brancaleone-un-ciclo-di-film-di-e-su-pasolini](/inc/scripts/crop.php?img=https://backoffice3.titanka.com/verticalizzazioni/4897/254/upload/1653930191_ss24-pasolini.jpg&w=420&h=248)
Probabilmente, il miglior modo per introdurre qualcuno che non lo conoscesse al cinema di Pasolini è quello di partire non tanto dai film quanto dal regista. Non si tratta di avallare per forza di cose un’idea del cinema «alta» e autoriale ad ogni costo, come potrebbe esserlo nel caso di qualcuno che, seppur grande, si fosse limitato a fare il regista di film; nel caso di Pasolini partire dall’artista, dal poeta, dall’intellettuale, anche dal polemista e certamente dall’uomo (ma pure dall’Italia del suo tempo) è più che mai necessario prima di entrare nel corpo vivo, in celluloide dei suoi film.
Ed è insomma per questo che la rassegna cinematografica del Ravenna Festivasl 2022, quella che prima riporterà la settima arte nei magici spazi della Rocca Brancaleone nell’estate di quest’anno, si aprirà mercoledì 8 giugno con un film diretto da Giuseppe Bertolucci, ma dedicato per l’appunto, nel 2006, a Pasolini prossimo nostro. Il film che apre la necessaria ricognizione sull’avventura cinematografica di Pasolini, in collaborazione con Rocca Cinema, è quasi un’invettiva che, combinandosi alle crude immagini di Salò o le 120 giornate di Sodoma, sovrappongono l’ultimo, discusso e scandaloso film di Pasolini, con quanto gli accadde nelle realtà nelle ultime, turbolente settimane della sua vita.
Scegliendo tra oltre 50 ore di conversazioni inedite, 3000 metri di negativo cinematografico, 7200 scatti di Deborah Beer dal set, centinaia di trascrizioni audio, Giuseppe Bertolucci ha creato un documentario-testamento sull’ultimo Pasolini, profeta inascoltato e disperato di una società devastata dall’omologazione culturale e dai soprusi del poter; quella società che proprio nella Salò pasoliniana trova la più cruda delle allegorie.
La rassegna proseguirà sempre in Rocca e sempre di mercoledì alle 21 il 15 giugno con Medea, titolo meno celebrato di altri della filmografia pasoliana, ma pur sempre il suo approccio alla tragedia classica per eccellenza, tanto più con una straordinaria quanto insolita Maria Callas come protagonista (il film era chiaramente pensato per lei e solo per lei). E l’insolito è proprio il tratto, o per lo meno uno dei tratti distintivi del leggendario Uccellacci e uccellini, surreale, poetico e a suo modo durissimo capolavoro di Pasolini con l’accoppiata Totò-Ninetto Davoli, in proiezione il 22 giugno. Mercoledì 29 la rassegna chiuderà con uno dei film in assoluto più celebrati della filmografia del poeta: lo struggente e sempre potentissimo Il Vangelo secondo Matteo, che da quasi sessant’anni continua a «non» lasciare indifferenti spettatori di ogni età e ceto culturale.