Ravenna, Alex Majoli presenta giovedì 16 al Mar il suo omaggio video a Dante

Romagna | 15 Dicembre 2021 Cultura
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Elena Nencini
E’ sicuramente fuori dagli schemi Alex Majoli, il fotografo ravennate a cui vanno strette le etichette: nonostante sia stato presidente dell’agenzia fotografica Magnum Photos, abbia vinto il Word Press Photo nel 2012, sia stato in zone di guerra come Jugoslavia, Albania, Kosovo, Afghanistan, Iraq, continua a girare il mondo anche se ha trovato un ‘rifugio’ a Scicli, in Sicilia. Ed è pieno di progetti.
Majoli sarà a Ravenna giovedì 16 dicembre alle 17 al Museo d’arte della città, dove presenterà il video Esodo realizzato per il Comune di Ravenna in occasione del VII Centenario della morte di Dante Alighieri.
Com’è nato questo video?
«Il Comune di Ravenna mi aveva chiesto di realizzare un video in occasione delle celebrazioni dello scorso anno, ma data la situazione non ci sono state grandi manifestazioni: c’era il Teatro delle Albe, la messa, il corteo storico. Non sapevo nemmeno io esattamente cosa fare, anche perché l’evento era trasmesso in streaming, c’erano diverse telecamere. Non mi sembrava avesse senso filmarlo. Allora sono andato in giro per Ravenna in quei 3-4 giorni con due assistenti, senza sapere esattamente cos’avrei trovato: pensavo a Dante e al suo esodo, al suo rapporto con la città, se era rimasto qualcosa. Pensavo di fare un video che durasse 4-5 minuti, ma quando ho cominciato ad editare ho messo insieme le voci delle Albe, la pineta, le letture davanti alla Tomba e pian piano sono venuti fuori 22 minuti di filmato. Chi li ha visti è rimasto stupefatto. Peccato che non siamo riusciti a portarlo a Venezia alla Mostra del Cinema, perché non rientrava nell’intervallo di tempo richiesto dalla manifestazione».
Cosa voleva raccontare con questo video?
«Il filo è una casualità: quando siamo andati nella pineta abbiamo incontrato un tipo in bicicletta che cantava. Quando l’ho visto mi è sembrato che fosse, oniricamente, proprio Dante nel suo Esodo».
Vive da tanti anni fuori Ravenna. Com’è è il suo legame con questa città?
«E’ la città dove sono nato e cresciuto, dove vive ancora mio padre, gli zii, i cugini, il mio maestro Daniele Casadio, il mio amico Paolo».
Ma cosa ‘sente’ per Ravenna?
«A Ravenna potevo bypassare i problemi e prendere tutte le cose belle. Ma io non morirò a Ravenna, non succederà e se succederà sarà solo un caso. A Ravenna funziona tutto, va bene tutto, io invece devo essere messo in crisi per poi capire cosa succede. Se non c’è una crisi io non riesco a pensare, a fare, a risolvere. Ravenna mi dà una sensazione di protezione che io ho rifiutato da tanto tempo. È comodo rimanerci, solo un pazzo potrebbe decidere di non vivere in quella parte di Italia dove funziona tutto. Quando ci ritorno mi ricordo di perché, è un amore, ma io devo andare lontano. E’ un esodo, anche se non è sicuramente come quello di Dante che è stato obbligato ad andare via da Firenze. Per me significa non sentirmi nella mia pelle».
Com’è il suo Dante?
«Nonostante la tragicità della Divina Commedia, penso sempre che il titolo ‘divina’ glielo diede Boccaccio e questo cambia completamente la percezione del libro: io penso sempre che ci sia tanto ‘ridacchiare’, che  Dante avesse delle visioni. Anche perché più che un intellettuale io lo vedo come un soldato, un guerrigliero, un politico. Lasciamogli gli allori in testa, ma bisogna ritrovare Dante nella realtà delle cose».
Ha una frase della Divina Commedia che preferisce?
«Sicuramente ‘a riveder le stelle’, anche perché mi fa pensare ad una frase detta da un filosofo greco, mi pare fosse Aristotele, che dice che l’uomo è venuto al mondo “per osservare il cielo, e le stelle in esso” (Aristotele cita un aneddoto su Anassagora, nda). Come a dire che il passaggio in questa vita è molto veloce».
A cosa sta lavorando adesso?
«E’ appena uscito Opera aperta, che riflette sul rapporto tra il teatro e la città e sulle sue possibili interconnessioni. E’ stato presentato in anteprima a Fotografia Europea, a Reggio Emilia. Adesso mi sto decomprimendo da questo lavoro che mi ha preso tanto tempo. Vorrei riprendere un progetto sul Brasile a cui lavoro da 20 anni. Vorrei tornare a fare il fotografo: sto lavorando a un  libro di nudi, che è un working progress. E poi vorrei collaborare con la mia fidanzata ad un libro, dove lei farebbe i disegni ed io le fotografie».
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