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«Sono da sempre un parrocchiano di Santa Maria in Porto ed è da almeno vent’anni che seguo il problema dei danni che questa chiesa inevitabilmente, senza interventi strutturali seri, continua e continuerà ad avere». Giorgio Re è il promotore di una raccolta fondi per rimettere in sicurezza la basilica di via di Roma che è anche sede del santuario della Madonna greca, patrona della città. Raccolta che dopo Pasqua prenderà il via con l’obiettivo non solo di sostenere le spese di un progetto da circa 750mila euro in mano alla Soprintendenza ma anche di sensibilizzare la cittadinanza: «Se i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità chiese come questa e ce le hanno lasciate ben conservate, è perché anche noi proseguissimo nel mantenerle come si deve, per poi poterle trasmettere alle generazioni future. Discorso che prescinde dall’essere o meno religiosi. I problemi di Santa Maria in Porto, dunque, non aprono solo una questione economica ma anche culturale, legata alle tradizioni e alla nostra responsabilità come cittadini». Da decenni, sopra l’abside, c’è un tendone che venne inserito perché dal soffitto si staccavano pezzi: «In questi anni i Paolini hanno sempre sistemato, in collaborazione con la Curia, quel che c’era da mettere a posto: una porta di qua, la pittura di là. Ma quando mancano interventi sulla struttura, è difficile compensare: qualche anno fa siamo intervenuti dopo che un temporale ha scardinato le finestre della cupola, poi il vento ha piegato la croce, infine l’ultima tempesta ha tirato giù un pinnacolo e ha reso pericolante l’altro, tanto da rendere necessario nei giorni scorsi l’intervento dei Vigili del Fuoco».
Re non si lamenta del fatto che la chiesa sia abbandonata a se stessa, anzi: «L’attenzione è sempre alta, la basilica è controllatissima. Ma è davvero ora che il Ministero dei beni culturali intervenga per la stabilità e la sicurezza. Basta guardare la crepa che si vede dalla parte dei Giardini Pubblici per accorgersi che non basta fare manutenzione ogni quindici o vent’anni per stare tranquilli». Del resto, intervenire significherebbe anche mettere in salvo i numerosi turisti e visitatori: «Nei fine settimana, specie dalla primavera in poi, la chiesa è frequentatissima. Noi non vogliamo andare contro lo Stato, questa battaglia dev’essere di tutti».
E a fargli eco è il parroco Luca Lukanowski: «La chiesa cade a pezzi, ci sono infiltrazioni e crepe e siamo preoccupati anche in vista delle festività pasquali e dei festeggiamenti per la Madonna greca. Santa Maria in Porto è un po’ la nostra piccola Notre-Dame, facciamo appello ai cittadini perché la si possa finalmente restaurare».
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