Ravenna, al Circolo dei forestieri la presentazione del saggio di Tivelli dedicato alle voci del potere

Romagna | 26 Febbraio 2024 Appuntamenti
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"Il mio metodo è la sintesi tra quello della libertà e del rigore di Giovanni Malagodi e quello della ragione e della cultura di Giovanni Spadolini". E’ forse questo il passaggio chiave, il più efficace, del ricco e vivace profilo di Antonio Patuelli che Luigi Tivelli ha dedicato al Presidente de La Cassa di Ravenna e dell’Abi nel suo libro "I Segreti del potere – Le voci del Silenzio" che sarà presentato lunedì 26 febbraio al Circolo Ravennate e dei Forestieri alle 18 alla presenza tra gli altri del Presidente del Circolo Beppe Rossi e del Sindaco di Ravenna Michele De Pascale. Un racconto affettuoso e incalzante del Patuelli bambino e studente, economista e uomo delle istituzioni, umanista, banchiere e studioso, appassionato del suo territorio e aperto alle sfide internazionali della finanza, delle banche centrali e delle istituzioni europee. Un affresco che taglia trasversalmente il Patuelli bambino ("a quattro anni nel 1955 già ascoltavo in casa i nonni commentare gli articoli di Giovanni Spadolini, allora direttore del Resto del Carlino"), poi quello liceale ("scelsi di iscrivermi all’Università di Firenze per avviare un mio percorso e non essere il ‘figlio di’ essendo mio papà professore di Economia Agraria nell’Ateneo bolognese") e ancora quello universitario, laureato a pieni voti alla Facoltà di Giurisprudenza ma frequentatore assiduo anche del ‘piano di sotto di via Laura’ ovvero la Facoltà di Scienze Politiche dove insegnava anche Spadolini allora direttore del Corriere della Sera e dove c’erano i corsi di docenti come Giovanni Sartori, Silvano Tosi, Luigi Lotti, Cosimo Ceccutti, Sandro Rogari". Poi arrivano i primi passi come economista e componente del Cda della Cassa di Risparmio di Ravenna e successivamente nella politica. Segretario Nazionale della Gioventù Liberale nel 1976, poi la candidatura al Parlamento nella Circoscrizione di Ravenna, Bologna,  Ferrara e Forlì ("quando decisi di lasciare la i attività privata per distinguere al meglio il mio impegno pubblico come deputato", l’elezione a 32 anni e l’esperienza come parlamentare e Sottosegretario alla Difesa del Governo Ciampi fino al 1994. Qui nasce il Patuelli glocal, come lo definisce Tivelli. Ovvero un legame fortissimo, di osmosi, col territorio, che Patuelli vive da studioso e quasi da militante (ricorda orgogliosamente "ciò che  la sede imperiale e Teodorico prima e l’Esarcato poi hanno lasciato nella mia Ravenna" e quello aperto alle sfide nazionali e internazionali. "Per me - dice - è sempre stato fondamentale svolgere un’attività di sintesi e di dialogo tra istituzioni e cultura, prassi e teoria, attività bancaria e umanesimo, nel solco di quella tradizione di banchieri umanisti fatta da Mattioli, Malagodi, Einaudi, La Malfa e Merzagora cui mi ispiro profondamente". Nel 1994 nasce il Patuelli banchiere e umanista, un’idea che lo stesso presidente della Cassa fissa in un aneddoto. "La mia banca nacque nel 1840 ed è ancora oggi nella sede adiacente alla tomba di Dante. Nel 1865, ricorrenza della nascita, la Cassa volle dedicarsi al culto di Dante patrocinandone la riscoperta e lo studio. Questa è la mia visione dell’attività bancaria, culturale e civile, economia e cultura, umanesimo e finanza, memoria storica e senso della realtà e della prospettiva. Secondo me solo questo è il vero modo per costruire l’avvenire e per porre un’idea di rigore e di cultura". Ed ancora Tivelli ripercorre le tappe della sua carriera da civil servant, in cui Patuelli abbina "l’impostazione giuridica rigorosa e la cultura storica ed economica vivace, affilata dagli studi personali" ma ancora la fedeltà all’esempio di Malagodi (da cui Patuelli ha ereditato moralmente anche la rivista Libro Aperto che dirige) e prima ancora di Raffaele Mattioli per la cultura del riserbo, della libertà, della responsabilità e soprattutto dello stile". A trent’anni esatti dal suo addio alla politica, il libro di Tivelli arriva puntuale a raccontare non la vita di Patuelli, ma le sue tante vite, fino ai giorni nostri, caratterizzati dalla sua ferma posizione sui tassi di interesse e sulla necessità di porre un freno al debito pubblico italiano "che dal 1967 è sempre cresciuto ogni anno". Da Benedetto Croce a Luigi Einaudi, da Giovanni Spadolini a Giovanni Malagodi, da Giovanni Giolitti ad Azeglio Ciampi, il profilo che Tivelli dedica a Patuelli è anche un pezzo di storia d’Italia, che unisce Risorgimento a Tradizione Liberale e Democratica e Umanesimo, alta finanza e passione per il territorio". Con quell’appello finale alla "concorrenza ed alla meritocrazia" che è una fede e per i giovani di oggi (la Cassa di Ravenna ogni anno assume decine di giovani neolaureati a tempo indeterminato) la più bella speranza per il futuro.
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