Ravenna, Ail progetta la prima «Casa alloggio» per tutta la Romagna

Una casa alloggio per ospitare a titolo gratuito pazienti non residenti che devono affrontare lunghi periodi di cura, dando loro la possibilità di essere accompagnati dai propri familiari e ricevere un supporto emotivo e psicologico. In questi giorni Ail Ravenna (Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma) sta predisponendo il progetto della «Casa Ail» che sorgerà nell’area verde di fianco all’ospedale bizantino. «Si tratta di strutture presenti in 38 province italiane, costruite in prossimità dei centri ematologici e gestite dalle Sezioni provinciali Ail- ha spiegato il presidente della sezione ravennate, ematologo ed ex primario dell’ospedale ravennate, Alfonso Zaccaria-. Affrontare un tumore del sangue è un percorso lungo e complesso e allo stress delle cure e degli spostamenti non devono aggiungersi preoccupazioni di tipo economico legate a soggiorni prolungati lontani da casa. La struttura di Ravenna ospiterà 6 camere doppie con servizi, una cucina in comune, una sala relax e sarà vicina al day hospital. Qui potrà fare terapia di supporto chi esce dal reparto dopo un ciclo di cure, è fortemente debilitato e non può mettersi in auto ogni giorno per raggiungere l’ospedale. La struttura si doterà anche di un’aula da 180 posti per congressi o per gli studenti dell’Università, un laboratorio di ematologia sperimentale che richiede strumentazioni all’avanguardia per studiare le alterazioni del sistema immunitario a livello cellulare e molecolare dove si lavorerà assieme agli istituti di Meldola e Bologna. Al momento la Casa Ail più vicina è a Bologna, ma anche la Romagna deve averne una, così abbiamo deciso di utilizzare per questo progetto 2 milioni del lascito ricevuto lo scorso anno da Walter Ottone Ghinassi. Sappiamo, però, che i fondi non saranno sufficienti quindi a breve faremo partire una raccolta con l’intento di sensibilizzare non solo le realtà economiche locali, ma anche i cittadini con la speranza di raccogliere il denaro che manca per la realizzazione della struttura. Ci auguriamo che la Casa ail possa venir inaugurata entro qualche anno». A fine 2025, invece, dovrebbe veder la luce il Centro trapianti midollo osseo, destinato a curare i pazienti affetti da leucemia acuta. L’ospedale ravennate si doterà di questa importantissima struttura, unica in Romagna, grazie a 3 milioni di euro del lascito di Ghinassi, ad Ausl Romagna e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Il centro alleggerirà considerevolmente le liste di attesa perché a volte per un paziente è necessario oggi attendere anche sei-otto mesi in condizioni di grande sofferenza fisica e psicologica. Avrà 4 camere sterili per i pazienti, un day hospital per i trapiantati, 5 ambulatori per gli esterni e verrà ristrutturato il centro trasfusionale. «Ad oggi sono stati aperti due dei quattro cantieri in programma- ha spiegato Zaccaria- gli altri partiranno a fine aprile. Speriamo di poter effettuare il primo trapianto allogeno entro l’autunno e di completare il centro entro fine 2025». Ail non solo promuove e sostiene la ricerca scientifica per la cura delle leucemie, dei linfomi e del mieloma, finanziando studi innovativi e laboratori in tutta Italia, ma offre anche assistenza domiciliare su tutta la provincia da oltre 15 anni. «Grazie a Gabriele Pelloni, il nostro medico di cure palliative, che coordina 5 medici di medicina generale ciascuno dei quali, sul proprio territorio, segue i nostri pazienti e grazie alle nostre due psicologhe, Giorgia Bellini e Ilaria Strada che offrono una consulenza, per pazienti e familiari, una su Ravenna e Cervia, l’altra su Faenza e Lugo, cerchiamo di completare il nostro servizio. Durante la pandemia, per non interrompere l’assistenza psicologica, avviata 7 anni fa, abbiamo iniziato ad offrire il servizio anche telefonicamente, mentre abbiamo 15 volontari che accompagnano a fare terapia in ospedale i pazienti che non hanno familiari disponibili con grande soddisfazione di entrambi». Ail svolge, infine, servizio di ascolto in ospedale, sia in reparto che nel day hospital dove i volontari chiacchierano al mattino con i pazienti e portano al bar o a prendere il giornale chi vuole. «Sia i medici di medicina generale che i nostri volontari hanno tutti seguito una formazione ad hoc inoltre,ogni 6 settimane circa organizziamo un momento di confronto anche con le psicologhe per segnalare eventuali problemi». (marianna carnoli)