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Nel nuovo procedimento a carico dell'allora presidente di Autorità Portale, Daniele Rossi, alla sbarra per inquinamento ambientale per l'affondamento della Berkan B, la Procura, il 5 marzo, ha chiesto 16 mesi e 50 mila euro di multa. Medesima richiesta fatta tre anni fa nel primo procedimento. La sentenza è attesa a maggio dopo le arringhe difensive. Tre anni fa, il gup Corrado Schiaretti aveva condannato Rossi al pagamento 8 mila euro derubricando il reato da inquinamento ambientale e illecito contravvenzionale e al risarcimento delle associazioni ambientaliste che si erano costituite parti civili per un totale di 6 mila euro. Sentenza annullata l'anno successivo dalla Cassazione che ha chiesto un nuovo processo riportando l'accusa di inquinamento ambientale per Rossi. Per il co-imputato di Rossi nel primo procedimento ossia l’ex segretario generale Paolo Ferrandino, assolto per non avere commesso il fatto, la sentenza è già diventata definitiva. Il relitto era stato sequestrato d'urgenza il 3 luglio 2019 dopo una relazione della Capitaneria di Porto secondo cui c'era un possibile pericolo per le condizioni ambientali per lo sversamento di carburante in acqua. Inizialmente le persone indagate erano 4: Rossi, Ferrandino, il dirigente tecnico di Autorità Portuale, Fabio Maletti per inquinamento, abuso e omissione di atti d'ufficio, oltre al proprietario dello scafo. La posizione di Maletti e del proprietario sono state stralciate. L'indagine coordinata dall'allora procuratore capo Alessandro Mancini e dal pm Angela Scorza si è avvalsa di più consulenze sia sulla qualità dell'acqua che sulle carcasse di alcuni gabbiani morti, secondo gli accertamenti, per l'uscita di idrocarburi dal relitto. Secondo gli inquirenti gli indagati non fecero nulla per impedire l'affondamento della Berkan B, abbandonata nel 2009 e in fase di cedimento nel 2017 anno in cui Autorità portuale, senza un piano di bonifica, aveva autorizzato la demolizione del relitto.
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