Ravenna, accolta la richiesta di Cagnoni di tornare nel carcere cittadino
Il 23 novembre Matteo Cagnoni è tornato nel carcere ravennate di via Port'Aurea. Condannato all'ergastolo, lo scorso 22 giugno, per l'omicidio della moglie 39enne Giulia Ballestri, ha passato 112 giorni in cella alla Dozza di Bologna poi i vertici romani del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, cui Chiara Belletti, uno degli avvocati dell'uomo si era rivolta hanno dato parere favorevole per l'istanza di trasferimento. Cagnoni aveva manifestato un crescente disagio nel carcere bolognese in cui si erano moltiplicati gli attacchi di panico ed era seguito da uno psicologo, inoltre, da mesi, non vedeva i genitori che sentiva solo per telefono, vista la difficoltà dei colloqui con i familiari in un carcere così grande e affollato. Ora condivide una cella con un altro detenuto e potrà vedere i genitori che hanno annunciato di voler prendere domicilio in un appartamento in via de Gasperi a Ravenna, quello dove Cagnoni aveva chiesto più volte, invano, al giudice Corrado Schiaretti di poter essere trasferito per scontare i domiciliari piuttosto che restare in carcere. Il ritorno di Cagnoni nel carcere ravennate non ha precedenti visto che quella di via Port'Aurea è una "casa circondariale", non adatta ad ospitare detenuti condannati per reati tanto gravi come l'omicidio e, infatti, ospita solo cittadini condannati, in via definitiva a pene non superiori ai 5 anni. Per questo l'uomo era stato trasferito alla Dozza di Bologna, come da prassi.