Ravenna, 27 minori migranti ospitati a Villa Nina, il racconto del direttore de Il Villaggio del Fanciullo Lamonaca

Romagna | 14 Gennaio 2023 Cronaca
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Elena Nencini - Sono 27 i minori non accompagnati, sbarcati dalla Ocean Viking, e ospitati a Villa Nina a Longana, struttura de Il Villaggio del Fanciullo di Ravenna. Altri sette sono stati inseriti nella rete SAI (Sistema accoglienza e integrazione) del Comune di Ravenna. Hanno tutti un’età compresa dai 15 ai 17 anni e provengono da Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Senegal, Nigeria, Pakistan e Camerun. A parlarne è Patrizio Lamonaca, direttore de Il Villaggio del Fanciullo.
Lamonaca, come sta andando?
«Sono sbarcati in 35 minori, 6 sono stati presi in carico dalla rete Sai del Comune, 1 è andato a Faenza, uno è diventato maggiorenne il 1 gennaio ed è stato trasferito in una struttura per adulti, gli altri 27 sono da noi. Sta andando abbastanza bene: di questi 27 tre sono ragazze, dai 15 ai 16 anni, e abbiamo pensato che fosse meglio metterle nella struttura centrale di via dei 56 martiri a Ravenna in un appartamento in maniera tale da poterle seguire  meglio, in quanto potrebbero avere avuto dei problemi. I ragazzi sono sereni, tranquilli. Ci siamo dedicati molto ai controlli sanitari: uno aveva la febbre, uno la congiuntivite, uno il mal di pancia, ma erano tutti negativi al covid, questo ci ha aiutato molto. Cinque o sei avevano la scabbia, ma sulla nave avevano già fatto un primo trattamento. Stiamo continuando con le terapie». 
Come stanno?
«Quando sono arrivati erano molto spaesati però hanno capito di essere al sicuro, hanno mangiato, hanno trovato un posto caldo, li abbiamo rassicurati. Ovviamente nessuno è pronto ad accogliere 30 minori dall’Africa tutti insieme, di solito hai più tempo per aiutarli e stargli vicino. É stato importante però la collettività: quando abbiamo pensato al discorso vestiti – alcuni erano scalzi o con giacche leggere -  abbiamo ricevuto tante donazioni, anzi a un certo punto abbiamo dovuto fermare i pacchi. Alcuni avevano anche un cellulare per chiamare casa e dire che stavano bene, ad altri ho prestato io il mio cellulare per fare una videochiamata».
Quanto resteranno a Villa Nina?
«Dovrebbero fermarsi solo un mese in attesa che si attivi tutta la rete per collocarli in altre strutture. Parlano francese e inglese e questo è positivo per comunicare con loro, anche se qualcuno è analfabeta. Non sappiamo esattamente come è andato il loro viaggio, stiamo aspettando che i servizi sociali completino la loro indagine, cerchiamo di non entrare in questo vissuto. In due giorni abbiamo attivato una struttura chiusa da due mesi, oltre a trovare 8 nuovi operatori, non volontari, che stanno gestendo anche la struttura centrale con altri 30 ragazzi». 
Cosa fanno?
«Abbiamo organizzato un corso di italiano, inoltre ci stanno aiutando gli scout che si sono resi disponibili a 3 laboratori alla settimana di musica più  altre attività. E’ una fase di transizione, intanto è importante sistemarli dal punto di vista sanitario. Non possono uscire in maniera autonoma visto che non hanno documenti, quando ci chiedono di uscire li portiamo alla struttura di Ravenna dove ci sono gli impianti sportivi».
Se ci saranno altri sbarchi come farete?
«Non so più dove metterli, non possiamo rispondere come fondazione a tutti gli arrivi, per fortuna che Villa Nina era chiusa per alcuni lavori se non non so dove li avremmo messi. È stato difficile la sera del 31 gestire le foto segnaletiche, i controlli sanitari, i colloqui con i servizi sociali, i servizi per l’immigrazione. La nave è arrivata alle 12 del mattino speravamo di finire per le 16 invece gli ultimi ragazzi sono arrivati a Villa Nina a mezzanotte».
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