Ravenna, 100 giorni al voto, parla Barattoni (candidato sindaco del centrosinistra): «Sanità, lavoro, ambiente e sicurezza le priorità; Candiano, ok al secondo bypass; rilanceremo Marina»

Manuel Poletti - «Sanità, lavoro, ambiente e sicurezza i pilastri del mio programma. Serve il secondo bypass sul Candiano, come anche completare sistema viario e ferroviario attorno al Porto, in una prospettiva di ulteriore crescita futura. I lidi? Per Marina di Ravenna serve una nuova immagine, serve rilanciare il progetto di quella località». Ecco le priorità di Alessandro Barattoni, 42 anni, segretario provinciale del Pd e soprattutto candidato sindaco di Ravenna del centrosinistra per le elezioni previste entro fine maggio. Mentre il centrodestra perde tempo prezioso e continua ad interrogarsi su chi candidare, la coalizione che storicamente ha guidato il capoluogo bizantino è invece al lavoro sul programma e non solo.
Barattoni, a cento giorni dal voto amministrativo che sensazioni ha? La campagna elettorale deve ancora entrare nel vivo e il centrodestra non ha ancora ufficializzato il proprio candidato. Lei ha lavorato molto sottotraccia. Cosa risponde a chi afferma che lei ha poca esperienza amministrativa ed è poco conosciuto in città?
«Il lavoro è partito a metà agosto, quando c’è stata l’indicazione del partito di Ravenna e ho lavorato molto per costruire innanzitutto una coalizione politica di centrosinistra larga (dai 5Stelle a Italia Viva, ndr) e una visione complessiva di città. Questi mesi sono serviti anche per incontrare tutte e tutti coloro che chiedevano di conoscermi, perché volevano sollecitare o presentare delle idee o proporre soluzioni a problemi presenti in città. Ascoltare e incontrare chi lo chiede sarà la mia ‘cifra’ sia durante la campagna elettorale, sia se mi verrà data la responsabilità di sindaco. Durante il mandato cercherò di incontrare chi avrà proposte, suggerimenti o problemi da risolvere. Diciamo che alla guida di una città ci si candida per provare a migliorare le eredità positive che ci sono già state, ma anche per guidare, in un’epoca di grandi e veloci cambiamenti, le trasformazioni necessarie per fare in modo che Ravenna rimanga sempre una città al passo coi tempi».
C’è qualche cosa che non si aspettava, che non aveva colto durante il lavoro che ha fatto da segretario del Pd e che invece ha ritrovato in questi ultimi mesi?
«Sono rimasto sorpreso dall’amore che ho colto verso questa città da parte delle persone che ho incontrato. In maniera costruttiva sono arrivate molte proposte affinchè Ravenna migliori sempre, e questo è un dato che ho riconosciuto in tante e in tanti; c’è poi un’aspettativa molto elevata nei confronti dell’Amministrazione pubblica, una responsabilità in più per chi guiderà la città. Sono ravennate, ho abitato sia nel forese, sia nei lidi che in città, quindi penso di avere diversi punti di vista ed un quadro abbastanza completo su Ravenna».
Fra sanità, welfare, scuola, cultura, ambiente, società, ci può indicare tre priorità concrete per «Ravenna 2030» che saranno nel suo programma? Perché queste scelte?
«Entro il 2030 dovremo affrontare diversi temi: in particolare c’è la questione ambientale che riguarda sia come far fronte al diverso tipo di clima che stiamo conoscendo tutti gli anni in maniera purtroppo anche tragica, sia l’assetto generale della città. Dovremo poi affrontare i cambiamenti della società, perché c’è un processo d’invecchiamento anche nel nostro territorio importante e questo produce nuovi bisogni in campo socio-sanitario. Abbiamo una città dove il 40% è rappresentato dalle cosiddette famiglie ‘mono personali’, questo fattore va ad impattare sulle necessità e sullo sviluppo dei servizi. È necessario un rafforzamento della sanità territoriale perché è giusto che l’ospedale sia sempre il punto di riferimento di risposte all’altezza di cittadine e cittadini, ma non si può più fare a meno di una risposta forte anche sul territorio, soprattutto tenendo conto della grande dimensione che ha l’area comunale ravennate».
Dei sindaci del Secondo Dopoguerra di Ravenna, da Gatta ad Angelini, da Dragoni a D’Attore, fino a Mercatali, Matteucci e de Pascale, a chi si ispirerà di più?
«Ho avuto la fortuna di collaborare con alcuni di loro: con Matteucci ero consigliere comunale, con de Pascale segretario del Pd. Ognuno ha svolto il suo ruolo interpretandolo in maniera diversa e vedendo sempre riconfermata la fiducia. Io credo che ognuno debba essere sé stesso e non mi sento di paragonarmi a nessuno di loro, ma nutro un profondo rispetto per quello che hanno fatto per la città. Uno di loro, però, mi ha toccato in maniera particolare: sentire l’umiltà in alcuni video di Gino Gatta (purtroppo molto brevi e molto datati), la sua disponibilità nello stare in mezzo alle persone, dopo aver combattuto la guerra e riconsegnato la libertà a tutti i ravennati, è stato molto toccante ed istruttivo. Essersi messo così a disposizione della città e dei giovani è stato esemplare, non s’è mai dimenticato della sua storia, anzi, ha fatto il possibile per trasmetterla agli altri».
Il prossimo sindaco di Ravenna come eredità dalla giunta de Pascale avrà tanti cantieri comunali che devono essere ancora completati: palasport, darsena, piscina, parco marittimo, grande viabilità. C’è qualche cosa che poteva essere evitato?
«Negli ultimi quindici anni tutti i Governi hanno tagliato le risorse agli enti locali, un tema che dev’essere portato maggiormente all’attenzione dell’opinione pubblica. Grazie, però, alla capacità progettuale dell’Amministrazione e al lavoro dei suoi Uffici, la città è stata in grado di intercettare fondi, tra cui quelli del Pnrr, e Ravenna, oggi, ha l’opportunità di mettere a terra una mole molto consistente di progetti su diversi settori, come lei ha elencato. Le decisioni su dove investire sono state già prese e chi si impegna a governare la città dovrà terminare i lavori entro il cronoprogramma già stabilito (molti cantieri dovranno essere finiti entro il 2026, pena la perdita dei Fondi, ndr). Poi dovranno essere resi pienamente funzionali questi ‘contenitori’ o questi nuovi servizi, solo così potremo dire, se toccherà a noi, di avere completato il lavoro. In particolare, per quanto riguarda il nuovo palazzetto dovremo essere bravi nel cercare partner anche esterni per far dialogare le due strutture vicine (l’altro è il Pala De Andrè, ndr) e portare eventi anche diversi per utilizzare tutto il potenziale che avremo a disposizione. Coinvolgeremo anche le cittadine e i cittadini in alcune di queste scelte, se saremo eletti».
Turismo, la città d’arte continua ad essere un punto di riferimento per tantissimi turisti. Per i lidi immagina invece qualche cosa di nuovo per attrarre più fruitori (non domestici)?
«Rispetto alla città d’arte, credo che l’unicità e la bellezza dei nostri mosaici, delle nostre basiliche, siano ormai riconosciute a livello internazionale. Nonostante questo, occorrerà lavorare per implementare l’attrattività della città, così come dovremo sviluppare le potenzialità dei lidi e del turismo naturalistico. Un tempo la Romagna era la meta della classe media italiana, ma oggi molto è cambiato perché le disponibilità economiche sono diverse e perché le offerte, anche a un’ora di volo da Bologna, sono molte. Per questo, credo che vada fatto un ragionamento complessivo coinvolgendo la Regione. In questa riflessione rientra un progetto specifico su Marina di Ravenna: serve un nuovo rilancio per questa località, che deve presentarsi in maniera diversa, e questo aspetto troverà ampio spazio nel mio programma. C’è infine da lavorare per sviluppare meglio il turismo naturalistico: abbiamo località che si prestano molto e che possono essere messe in contatto con altri luoghi vicini, come Comacchio e Cervia».
Il tema della «sicurezza domestica» rimane centrale, anche se se ne parla poco. Bastano i gruppi di vicinato, oltre alla Polizia locale, o servono più investimenti anche tecnologici (più telecamere, ad esempio) per aumentare i controlli, sia nel forese che in città?
«Le sicurezze, la sanità, l’ambiente e il lavoro rappresenteranno i pilastri del mio programma. Quando le persone sanno che possono stare tranquille su questi fattori, anche il loro pensiero e il loro modo di vivere in comunità sono più solidi e positivi. Per questo, il tema delle sicurezze sarà centrale nella mia campagna elettorale e credo che dovremo continuare a tenere alta l’attenzione, lavorando insieme alla Prefettura e alle Forze dell’ordine per mantenere standard elevati di sicurezza sia domestica che urbana. Certo, la presenza capillare sul territorio e l’aiuto delle nuove tecnologie saranno determinanti anche per il futuro. Abbiamo già sul territorio comunale, oltre ai gruppi di vicinato che lei citava, anche tante associazioni che lavorano in questo ambito, è una ricchezza importante per tutte e tutti e che vorremmo valorizzare».
Economia, il porto è in grande trasformazione, dal progetto Hub al nuovo Terminal Crociere saranno anni di novità rilevanti e più potenziale commerciale. Viabilità e trasporto ferroviario merci invece sono ancora al palo o quasi. Cosa deve fare il nuovo sindaco? Il secondo bypass sul Candiano è fra le sue priorità? Perché?
«Il lavoro del progetto Hub non è ancora finito, ma sul futuro del porto sono state fatte scelte molto importanti e di grande prospettiva. Seguiremo con attenzione l’evolversi dei lavori della seconda fase, soprattutto per quanto riguarda i cantieri sulle banchine. Poi, certo, c’è il capitolo altrettanto fondamentale delle infrastrutture viarie e ferroviarie che collegano il Porto al resto del territorio, con la prospettiva di un maggior flusso di camion e soprattutto di treni in entrata e in uscita dal nostro scalo. Sulla viabilità cittadina il tema del secondo ponte sul Candiano è altrettanto centrale, perché il primo ha dato una grande risposta soprattutto per togliere traffico da via Trieste e dalla darsena, ma oggi non è più sufficiente. Un nuovo bypass viario è fra le opere necessarie per il futuro di Ravenna. Poi c’è un’altra necessità impellente, occorre intervenire per creare un sottopassaggio su via Canale Molinetto, in corrispondenza del passaggio a livello, perché con lo sviluppo del porto le sbarre si abbasseranno ancora più frequentemente. Non sarà un cantiere agevole, ma è necessario, perché da lì passano cittadine e cittadini che vanno da una parte all’altra città, ma ci sono anche residenti e attività commerciali».
Nel 2016 de Pascale indicò Barcellona come città internazionale a cui Ravenna avrebbe dovuto assomigliare di più. Lei ha un suo modello di riferimento? Come immagina Ravenna fra 5 anni?
«Se devo indicare alcune città, per verde, mobilità e riqualificazione dell’area portuale nei pressi di un centro urbano, penso che Berlino, Friburgo e Amburgo abbiano elementi che mi piacerebbe vedere di più a Ravenna in futuro. Questo non è tutto, vorrei anche una città sempre più orgogliosa della sua storia, ma anche capace di attraversare i cambiamenti della nostra epoca in maniera costruttiva. Infine il tema dell’accoglienza, dove Ravenna ha già dimostrato di essere all’avanguardia: ci impegneremo perché continui ad esserlo».