Raffaella Golfari racconta i primi 10 anni de «La Granadilla», partita da Faenza e poi aperta a Forlì e a Lugo

Riccardo Isola - Un compleanno davvero speciale in casa Granadilla. Il locale vegan-vegetariano, nato nel 2015 nel cuore di Faenza (via Marescalchi, 15) dall’intuizione di Raffaella Golfari, in questi due lustri non si è mai fermato. Altre due aperture, una a Lugo (piazza Mazzini, 50) e una Forlì (via Regnoli, 33), una continua ricerca nell’esaltazione delle buone e gustose materie prime vegetali, hanno decretato e stanno decretando un successo che non smette di prendere i clienti per la gola. Ecco cosa ci si deve aspettare per il domani per la stessa Golfari.
Dieci anni di Granadilla, un risultato non banale e scontato. Cosa rappresenta questo traguardo?
«Vedere crescere Granadilla significa vedere crescere la possibilità di offrire un cibo che sia buono per le persone, per il loro benessere. Piatti pensati perché l’alimentazione quotidiana unisca il rispetto del nostro corpo e del pianeta che ci ospita. Vedere crescere Granadilla per me vuol dire essere riuscita, insieme alle tante persone che quel cibo lo preparano ogni giorno, a costruire un pezzo di mondo in cui a me piace vivere, fatto di cura, gusto, bellezza e condivisione».
Un’offerta che punta sul plant based in cui il mondo vegetale è il protagonista indiscusso. Qual è il segreto di questo successo?
«Granadilla rappresenta il risultato di un’alchimia tra materie prime sempre fresche, coltivate da produttori locali, ricette cucinate con tecniche semplici e rispettose del valore nutrizionale degli ingredienti, una costante ricerca di prodotti planted based che siano realizzati con la stessa cura. Tutto questo offerto in locali in cui le persone possano stare bene e siano servite con attenzione e gentilezza».
Prima a Faenza poi Forlì e Lugo, un sogno che si è fatto impresa e adesso si è allargato in diverse realtà romagnole. Un format che avrà altri e vicini sviluppi? Magari fuori dalla Romagna?
«Sono felice che il format sia partito dalla mia terra, dalle zone e dalle comunità nelle quali io sono cresciuta. Forse questo, insieme alla determinazione che avevo di poter offrire un cibo sano e gustoso alle persone, mi ha dato coraggio e forza per iniziare questa impresa. Ora si, siamo cresciuti e direi sia giunto il momento di andare fuori sede».
Stagionalità, freschezza ma anche fantasia e innovazione sono questi i binari su cui quotidianamente operate per offrire lunch leggeri e salutari. Che importanza vedi abbia il vostro modo di offerta culinaria e gourmet nella clientela?
«Credo che la filosofia che muove la proposta culinaria di Granadilla sia fondamentale: la scelta vegetale, di cereali biologici e antichi, di ingredienti preziosi per il nostro benessere e che a volte sono anche abbastanza sconosciuti alla maggior parte delle persone, l’uso di grassi buoni e di prodotti sempre stagionali rende questo tipo di cucina incredibilmente basata sulla ricerca e sull’innovazione, sulla conoscenza e su tanto lavoro.Sono felice quando le persone dicono ‘ma io il sorgo non l’ho mai mangiato ed è così buono!’ perchè penso che mentre gustavano un piatto buono si sono fatti bene. Questo è il motore della mia ricerca e credo sia la ragione per cui le persone si sono cosi affezionate alla nostra proposta».
Ci sono margini di crescita, di miglioramento, di voglia di stupire con l’approccio bio, veg-Vegan? In che modo vorreste proporlo?
«Il progetto Granadilla merita certamente di crescere e migliorare perché la sua crescita va di pari passi alla crescita della consapevolezza che il cibo che scegliamo definisce come stiamo. Quindi il nostro impegno sarà di continuare a cercare, studiare e comunicare per poter arrivare a sempre più persone che scelgono di integrare nella loro alimentazione un cibo che abbia queste caratteristiche. Abbiamo nel cassetto tante nuove ricette ed eventi per poter proporre la nostra cucina in modo fresco e coinvolgente».
Un sogno nel cassetto per il ventennale?
«Le nostre comunità sono state duramente colpite negli ultimi anni, nessuno di noi si toglierà mai dalla mente quel fango, quell’acqua e quella paura. Come mai ci dimenticheremo della forza e della vicinanza, della capacità di sostenersi per ripartire. Il mio sogno è quello di portare la nostra cucina e la forza caratteristica di questa terra, ovunque ci sarà spazio per poter far crescere Granadilla. Sogno che una cucina che rispetti davvero il nostro benessere e la Natura possa incontrare e nutrire sempre più persone».