Pier Carlo e Aly, a Ravenna la seconda convivenza di "Welcome Refugees"

Barbara Gnisci
«Quando racconto ai miei connazionali che vivo con gli italiani mi rispondono: “Uau!” e mi fanno i complimenti». Aly Doukoure, 21enne, proveniente dalla Guinea Konakry, è molto soddisfatto dei due mesi passati in casa di Pier Carlo, un uomo che definisce buono e intelligente. Si tratta della seconda convivenza fatta partire dal gruppo ravennate di «Refugees Welcome Italia», un’associazione di volontariato che si sta espandendo sia per il numero dei volontari e attivisti, che per il numero di ragazzi immigrati e di famiglie che si iscrivono alla piattaforma: «Mi piace vedere che Pier Carlo e io abbiamo dei modi di fare un po’ differenti - racconta il ragazzo -. Grazie a lui capisco un po’ di più anche tutti gli altri italiani. Appena arrivato mi stupivo del fatto che nessuno rispondeva al mio saluto. Ora comincio a capire come comportarmi». 
Aly è sbarcato a Catania nel giugno del 2016, è passato per Bologna, è stato ospite di un progetto della Prefettura in provincia di Ravenna: «Appena ricevi il permesso di soggiorno devi uscire dal progetto e il mio operatore mi parlò di “Refugees”. Sono stato molto contento di fare questa esperienza anche se solo per due mesi. Ora sono in partenza per il mio Paese, devo andare a rifare il passaporto. A febbraio tornerò in Italia e non so bene che cosa farò. Sono un operatore del verde, ho fatto un corso di informatica e ho la patente del muletto. Spero di trovare presto un lavoro». Sebbene le convivenze del progetto siano, in genere, di sei mesi, in base alle necessità dei conviventi possono avere infatti anche una durata inferiore. A volerla, nel caso in questione, il ravennate Pier Carlo Ghiselli, che si definisce uno di quegli italiani che non saluta: «Mi faccio gli affari miei». Pensionato, l’uomo ha sempre vissuto in altre città, essendo un direttore di ospedali: «Da molto tempo faccio donazioni a varie Ong come l’Unhcr. Poi, mentre ero a Roma, ho letto su “La Repubblica” di questo progetto e appena tornato a Ravenna ho deciso di partecipare. La nostra convivenza è andata benissimo. Aly è una persona discreta. Poi la casa è grande e, quindi, ci siamo incrociati poco». Cucina in comune, qualche lavoretto condiviso, come sistemare il giardino o cambiare una lampadina. La convivenza tra i due è trascorsa tranquillamente: «Grazie ad Aly ho imparato delle cose che non sapevo sull’Africa, sulle diverse lingue e anche molte cose su di lui. Per esempio, fa uno strano utilizzo dei fornelli. Cucina la pasta come gli inglesi: scotta. Una sera mi ha lasciato a bocca aperta quando l’ho visto scendere le scale con indosso la maglietta della Juventus. Lui, le partite, le guarda rigorosamente in chiaro. La competenza nell’uso della tecnologia la sta acquisendo qui in Italia. Credo che questa per Aly sia stata una pausa durante la quale ha avuto modo di riposare e di raccogliere nuove energie prima del suo rientro in Italia, quando inizierà la vera sfida».