Piano scuole estate, da Ravenna la voce di Iosa: "Mi aspettavo maggiore slancio"

Romagna | 15 Maggio 2021 Cronaca
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Silvia Manzani
«Sono deluso, mi aspettavo un altro tipo di slancio. Dopo un anno così terribile, era l’occasione di dimostrare che la scuola è anche quella dell’esperienza e della socializzazione in senso lato, non solo quella dei voti, delle verifiche e delle interrogazioni». Raffaele Iosa, ex ispettore scolastico, voce «ravennate» e nazionale sul mondo dell’educazione, ha da poco pubblicato, insieme a Massimo Nutini, l’instant book «L’estate educativa» realizzato da Gessetti Colorati (e scaricabile gratuitamente dall’omonimo sito. Un testo che affronta il tema del Piano estate lanciato dal ministro dell’Istruzione Patrizio Banchi il 27 aprile scorso per tenere aperte le scuole da metà giugno a fine agosto, utilizzando i 150 milioni di euro del Decreto sostegni e i 320 milioni di euro in fondi europei contenuti nel Programma operativo nazionale (Pon).
Iosa, che cosa si aspettava?
«Mi aspettavo che la scuola superasse fatica e stanchezza e guardasse al territorio, ai tanti soggetti che già operano in campo educativo, realizzando insieme loro proposte concrete, nella logica dei patti di comunità».
E invece?
«E invece sto constatando, con amarezza, che non c’è stata la risposta che ci voleva, specie a Ravenna città. Un po’ meglio nel territorio provinciale, dove mi pare che qualche iniziativa sta nascendo. Ci si trincera spesso dietro l’idea che sia tardi, che si sia arrivati lunghi, per non progettare un’estate che compensi bambini e ragazzi delle occasioni mancate e che esprima un’idea di scuola finalmente alternativa, dopo un anno nel quale le lezioni frontali, i contenuti e il curricolo, nonostante la didattica a distanza e le interruzioni, hanno fatto da padrone».
Diverse scuole proporranno corsi di recupero: come la vede?
«Era esattamente quello che non bisognava fare. Se a un bambino o un ragazzo si chiede, d’estate, se ha voglia di fare ripetizioni di matematica, parola che di per sé trovo insopportabile, risponderà che non ne ha voglia. Se la matematica, invece, la riprendiamo andando a scuola di vela, probabilmente avrà un’altra reazione. C’è bisogno di coinvolgimento, di partecipazione, di stare insieme e fare amicizia, non di ritornare alla classe frontale»,
Perché, secondo lei, le scuole non stanno cogliendo al meglio questa opportunità?
«Perché manca la passione pedagogica, perché non si capisce ancora che si impara meglio in compagnia, tra i prati, facendo ricerca, cooperando. Veniamo da un anno in cui si è lavorato troppo e male, ho coniato il concetto di “iperscuola hard”. Un anno che necessitava, in coda, di dimostrare quanto la scuola possa invece essere flessibile e più attenta ad ascoltare i bambini e i ragazzi, insieme alle loro esigenze. L’idea di recuperare le materie è, invece, un’ulteriore punizione per gli studenti. Avrei voluto vedere una scuola più creativa, che inventasse cose nuove, non che replicasse se stessa. Sono amareggiato».
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