Per la prima volta a Lugo le «Vie dell’Amicizia» di Riccardo Muti e del Ravenna Festival
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Federico Savini
La «prima volta» del Ravenna Festival ad Erevan fu vent’anni fa, il 23 luglio del 2001. Nel Viaggio dell’Amicizia di allora, il maestro Riccardo Muti, insieme all’orchestra e al coro della Filarmonica della Scala, conclusero il festival con una doppia esibizione, in Armenia ed in Turchia, per portare quel vento di speranza che si leva da sempre insieme alle migliori pagine orchestrali, e che nella fattispecie armena si concretizzò in un concerto al Palazzo dell’Arte e dello Sport di Erevan, che celebrava in particolare i 1700 anni della Cristianità in Armenia.
Prima di tornare a Erevan anche quest’anno, alla testa dell’orchestra Cherubini, Riccardo Muti terrà un concerto a Lugo, all’interno del Pavaglione, nuova sede di grandi eventi per la kermesse bizantina, che giovedì 1° luglio vedrà finalmente il Maestro ravennate sul podio. L’idea che sta alla base dell’intero progetto dei Viaggi dell’Amicizia 2021 è proprio quella di rinsaldare, attraverso due grandi eventi musicali, quel dialogo già felicemente intrecciato vent’anni fa e che ha radici nella storia Romana e Bizantina, quando Ravenna vantava una fiorente comunità armena.
«Il Paese delle pietre che urlano» lo descrisse Mandel’stam, omaggiato a più riprese dal Ravenna Festival, vedi il concerto imminente del Naghash Ensemble o la commissione a Tigran Mansurian di una composizione a tema dantesco, all’interno di un progetto che il Festival quest’anno ha pensato per la posterità e in omaggio al Sommo Poeta. Tornando al concerto lughese, la Cherubini suonerà insieme ai membri dell’Armenian State Chamber Choir, con tre voci soliste, impegnate in due classiche pagine schubertiane (la Sinfonia n. 8 in si minore «Incompiuta» D. 759 e la Messa n. 2 in sol maggiore per soli, coro, archi e organo D. 167) a fare da cornice ai movimenti centrali, ossia l’immarcescibile Te Deum di Haydn e il Kyrie in re minore K. 341 di Mozart.