Parla Rita Baldoni, voce di «Ciao Mare», la ‘principessa’ di Raoul Casadei

Romagna | 20 Marzo 2021 Cultura
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Federico Savini
«Lui stava ancora benino, qualche giorno prima del 13, quando Carolina mi ha chiamato chiedendomi di cantare Ciao Mare, al telefono, ‘che dopo il babbo la ascolta’. Allora io l’ho cantata e poi le ho detto di dirgli di ‘girare la chiave’, che lui avrebbe capito. Cosa vuol dire? Beh, in pratica, quando eravamo sul palco 30 notti al mese, capitava che anch’io certe volte avessi mal di testa e fossi giù di giri. Allora Raoul mi metteva un dito in un fianco e mi diceva “Girà mò la chiave Rita, metti in moto, sorridi e trova la grinta, che andiamo!”. Volevo tanto che contasse anche per lui». Rita Baldoni è per tutti la voce di Ciao Mare, contattata per un ricordo di Raoul ha subito detto «è il minimo che possa fare per lui».
La sua storia con il liscio (che all’inizio non amava!) comincia da giovanissima. «A 14 anni prendevo lezioni di canto - ricorda -. Il mio maestro mi fece esibire qualche volta in pubblico per vedere come gestivo l’emozione. Ero brava, ma non immaginavo che a 15 anni, nel pieno di una notte, arrivassero a casa mia Raoul Casadei e altri due orchestrali, per chiedere a mia madre se potessi cantare con loro, già la sera dopo! Palma Calderoni aveva abbandonato di botto l’orchestra e a loro serviva una voce femminile».
C’era ancora il maestro Secondo?
«Sì, e il primo concerto lo feci a Sant’Angelo di Gatteo, proprio dove lui era nato. Con Secondo abbiamo anche inciso un lp, ma lui morì nel giro di pochi mesi, mentre io sono rimasta al fianco di Raoul per nove anni. Sono orfana di padre e lui è davvero stato come un babbo per me».
Fu difficile la successione allo zio?
«Non fu certo facile, anche perché come sappiamo alcuni orchestrali abbandonarono il complesso, ma Raoul prese in mano tutto con decisione e modificò anche un po’ lo stile dell’orchestra, pur suonando sempre valzer, polke e mazurke».
Il successo di Ciao Mare ve l’aspettavate?
«No di certo, non in quelle proporzioni. Andammo al Festivalbar, al Cantagiro, Ciao Mare risuonava ovunque! Non ti nascondo che mi ero anche stancata di cantarla. La facevamo quattro volte a sera e la beffa era che quando arrivavamo, con il pullman, nel luogo del concerto, lì immancabile c’era la radio che trasmetteva Ciao Mare… Poi andarono fortissimo anche La Mazurka di Periferia, Simpatia e tante altre. Abbandonai l’orchestra nel ’79, poi ha preso un altro corso, quando Renzo e Luana sono diventati centrali».
Il legame con Raoul però è rimasto forte…
«Per me fu come un padre, mi ha davvero insegnato la vita, anche sgridandomi. Ma lui era meraviglioso, perché quando ti sgridava aveva la capacità di motivarti. La sua positività era in ogni cosa, contagiava chi gli girava intorno. Anche di recente, ho avuto qualche problema di salute, da cui era passato pure lui qualche anno prima. Mi ha chiamato, per questo motivo, anche pochi mesi fa, dicendo che, ‘dai, la prossima volta magari ci facciamo ricoverare insieme’! Lui era così. Gli ho sempre detto che di bello, io e Raoul, avevamo il sorriso, che era sempre spontaneo».
C’era tutto un repertorio scritto apposta per Rita, giusto?
«Sì, sapeva tante cose di me e ha raccontato la mia vita con canzoni come Giramondo o Povero Amore. Le scriveva di getto, sul pullman. Lo vedevi che se ne stava lì, a parlottare da solo, poi si metteva a canticchiare, chiamava Muccioli e Pedulli e nasceva una canzone. Anche Ciao Mare è nata così e ha un potere incredibile. Poco tempo fa una signora mi ha ringraziato perché vegliava da mesi sua madre, immobile, nel letto. E mi ha detto che ascoltare Ciao Mare l’ha fatta sorridere. Questa cosa mi ha commosso, come mi ha commosso sapere da Stefano Gugliarelli, tuttora un orchestrale di Mirko, che io sono sempre rimasta la ‘principessa’ di Raoul».
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