Omicidio Desiante, l'accusa chiede l'ergastolo con aggravante della crudeltà

Romagna | 25 Novembre 2019 Cronaca
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«Intercettazioni telefoniche, accertamenti dei Ris, accertamenti tecnico/informatici, testimonianze. Nulla ha portato ad ipotizzare che un altro abbia potuto commettere questo crimine. Riteniamo altresì impensabile che possano essere concesse le attenuanti generiche vista la gravità del fatto e l'atteggiamento dell'imputato che, durante l'istruttoria dibattimentale non ha mai mostrato alcun moto di umanità anche difronte alle crude immagini della scena del delitto e si è avvalso della facoltà di non rispondere rinunciando a fornirci la sua versione dei fatti». Con queste parole il procuratore capo Alessandro Mancini, il 25 novembre davanti alla corte d'Assise presieduta dal giudice Cecilia Calandra, a latere Antonella Guidomei ha chiesto l'ergastolo con l'aggravante della crudeltà per Constantin Madalin Palade, il 20enne rumeno accusato di aver massacrato di botte il 43enne Rocco Desiante il 4 ottobre di un anno fa. La richiesta di Mancini ha fatto seguito alla requisitoria di oltre due ore del pm Vincenzo Antonio Bartolozzi che, con dovizia di particolari, ha ripercorso le indagini serrate che hanno portato a chiudere il cerchio attorno al giovane imputato. «Indagini a 360 gradi che hanno esplorato tutte le possibili piste per cercare di capire chi potesse avercela con la vittima» trovata morta in un lago di sangue in un appartamento di Castiglione di Cervia la sera del 7 ottobre 2018.

Un omicidio efferato, «una scena del crimine che ha colpito anche gli inquirenti», una mattanza compiuta con «un oggetto contundente, forse un bastone- mai ritrovato- usato dal killer per colpire da tergo la sua vittima più e più volte sino a sfondargli la calotta cranica». Una morte sopraggiunta per arresto respiratorio come conseguenza del grave trauma cranico, un paio d'ore dopo l'aggressione, «un'aggressione feroce durante la quale il killer ha infierito sulla vittima, già inerme a terra, con una spasmodica ripetizione di colpi al capo, indice di efferatezza gratuita" arrivando all'avulsione del padiglione auricolare sinistro che aveva fatto ipotizzare al medico che effettuò la prima ispezione cadaverica all'esplosione di un colpo di pistola alla tempia. Secondo quanto riferito dal medico legale Franco Tagliaro, consulente dell'accusa «la vittima poteva salvarsi se i soccorsi fossero stati allertati tempestivamente».


Impronte compatibili con le scarpe Nike che Palade indossava la sera dell'omicidio, immortalate dalle telecamere della videosorveglianza di un bar sono le uniche trovate dai Ris nel sangue della vittima, dna di imputato assieme al sangue di Desiante sono state trovate sullo schienale di una sedia, tracce ematiche di Desiante unite al dna di Palade e di un terzo sconosciuto sono state trovate sullo stipite della porta dell'imputato «nulla ha portato ad ipotizzare che un altro abbia potuto commettere questo delitto per poi volatilizzarsi senza lasciare alcuna traccia, mentre gli elementi acquisiti in fase di indagine costituiscono una salda base probatoria a carico di Palade». L'imputato che era noto in zona per essere un piccolo spacciatore, secondo gli accertamenti effettuati sul cellulare, aveva anche cancellato chiamate e messaggi fatti e ricevuti da Desiante che, secondo alcuni, poteva avere un debito di droga con lui. Inoltre gli abiti e le scarpe che Palade indossava la notte del delitto non sono mai stati ritrovati.La prossima settimana, dopo le repliche, la corte si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.
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