Nuova «infornata» di video dialettali «Romagna Slang» dell’Istituto Schürr

Romagna | 01 Gennaio 2020 Cultura
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Federico Savini
«Nel 2020 arriveremo a 90, in totale, e pu basta! I zugh da burdèl j ha da essar curt e bel!». Gilberto Casadio dell’Istituto Schürr ci scherza sopra, ma non per questo sminuisce l’importanza di «Romagna Slang», il progetto di video-educational sul dialetto romagnolo lanciato con successo su YouTube nel 2018, tanto da incassare poi anche un premio Guidarello. E tanto da avere non già un seguito, ma addirittura due!
«L’ultimo bando per accedere al fondo regionale per la tutela e la salvaguardia dei dialetti - spiega Gilberto Casadio, vicepresidente dello Schürr e direttore del mensile La Ludla - è uscito un po’ in ritardo, così i fondi verranno utilizzati su due annate, il 2019 e il 2020. E anche il seguito di “Romagna Slang” avrà il capitolo 2 e il capitolo 3, per un totale di 50 nuovi episodi».
Sempre grazie al bando dell’Ibc regionale.
«Sì, ma io neanche ci pensavo all’inizio. In pratica è andata che i 40 video girati nel 2018 sono piaciuti. Hanno alimentato chiacchiericcio, fatto visualizzazione e in tanti posti ci chiedevano di presentarli, in serate con tanto di proiezioni pubbliche. Avremo fatto una quindicina di presentazioni su e giù per la Romagna, da eventi dei Lions fino a serate in circoli storici come Il Fiasco a Riolo Terme. Dati i riscontri abbiamo pensato di farne altri e facendo due conti con il budget a nostra disposizione stimavamo di poter arrivare a 20. Poi si è deciso di riprovare col bando e, in effetti, se pensiamo all’importanza di quest’opera divulgativa è comprensibile che ci abbiano di nuovo finanziato. Chiaramente alla Regione e all’Ibc va la nostra gratitudine».
Squadra che vince non si cambia?
«Esatto, la squadra e anche l’impostazione dei filmati. Il materiale per “Romagna Slang 2”, di 25 episodi, è stato girato in tre giornate in ottobre, di nuovo a casa di Alfonso Nadiani con la troupe di Icaro Communication, che ha insistito per mantenere l’impostazione originale. Senza di loro e Alfonso “Romagna Slang” non ci sarebbe o sarebbe stata molto diversa. Insomma, avremo di nuovo la famiglia romagnola con il nonno, i nipoti, altri parenti e l’esperto, che interviene spiegando le origini della parole “misteriose” attorno alle quali sono costruite le scenette. Tratteremo anche del rapporto fra il romagnolo e le altre lingue, ma a differenza dell’inglese approfondito la volta scorsa grazie a Silvia Togni, questa volta confronteremo il romagnolo col francese, grazie alla partecipazione di Marie Line Zucchiatti, professoressa all’Università a Forlì, quindi affronteremo parole simili e ingannevoli come tusur / forbici, ad esempio. E poi avremo dei camei con personaggi celebri romagnoli, ma meglio non anticipare i nomi».
Quando li vedremo on-line?
«Il promo è già uscito su YouTube a Natale e a Capodanno uscirà il primo dei 25 in programma quest’anno. La cadenza sarà di un paio di video pubblicati alla settimana».
Quali sono i «numeri» della prima serie di «Romagna Slang»?
«Complessivamente siamo a 180mila visualizzazioni su 40 clip. Il video più visto, inevitabilmente, è quello dedicato alla parola “ciòh”, con 23mila visualizzazioni, e chiaramente non c’era gara. Però nella prossima serie avremo anche il “pataca”, che potrebbe contestare la leadership! I visitatori nella fascia fra 13 e 44 anni sono il 45%».
Gli obiettivi?
«Beh, quelli secondo noi sono già stati raggiunti e vorremmo incrementare la diffusione di questi video. L’intento era quello di agganciare i «giovani tra virgolette», diciamo sotto i 45 anni. Parliamo di una generazione di lingua madre italiana ma un orecchio abituato al dialetto dei nonni. Ora che quei nonni non ci sono più e c’è tanta curiosità, il desiderio di ritrovare e riascoltare questa lingua, di conoscerla meglio. Come Istituto Schürr, vediamo questo interesse in quelle generazioni anche durante le nostre lezioni di dialetto. L’obiettivo di “Romagna Slang” era portare il dialetto sui social e non è che il passo dopo sia insegnarlo a scuola, ci mancherebbe! Però vorremmo dare stimoli e far capire a chi fosse curioso che questa lingua si può approfondire e non era soltanto la lengua di purét! Esaurita la sua funzione primaria nei rapporti interpersonali, per la quale la usano ormai solo alcuni anziani, la lingua dialettale romagnola s’è presa una rivincita nella poesia, che mai come da queste parti e in questa lingua è fiorita nel secondo Novecento, con autori come Guerra, Baldini, Pedretti, Galli, Nadiani e altri grandi, gente che ha dimostrato come il dialetto potesse prestarsi efficacemente anche a descrivere stati d’animo profondi e concetti astratti»
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