Nei laboratori del «Grande Teatro di Lido Adriano», progetto artistico e comunitario raccontato da Dadina, Lamri e Moder

Romagna | 07 Maggio 2023 Cultura
nei-laboratori-del-grande-teatro-di-lido-adriano-progetto-artistico-e-comunitario-raccontato-da-dadina-lamri-e-moder
Federico Savini
«Non c’è dubbio che il percorso laboratoriale dietro al Grande Teatro di Lido Adriano abbia un’importanza fondamentale, che travalica anche la dimensione artistica, ma voglio essere molto chiaro su una cosa: è proprio sul piano artistico che vogliamo essere giudicati alla fine. Il progetto ha sicuramente a che fare con il sociale ma è un progetto artistico al 100%. Se lo spettacolo non funzionerà, vorrà dire che qualcosa è andato storto nel percorso». Luigi Dadina ci tiene a sottolineare la dimensione assolutamente artistica di un progetto che sta già mostrando il suo eccezionale valore comunitario, la cui meritoria sottolineatura non dovrà però oscurare i lati artistici. Spetta dunque a Dadina, regista e «colpevole» - per usare le sue parole, proferite con ironia sorniona - del Verbo degli uccelli, indicare la linea del Grande Teatro di Lido Adriano, il cui spettacolo di debutto aprirà il Ravenna Festival, coinvolgendo un centinaio di attori non professionisti guidati da una squadra di artisti, organizzatori e intellettuali ravennati che da settimane fanno prove e laboratori al Cisim.
Se Luigi Dadina sarà il regista del Il Verbo degli uccelli («Fino a poco tempo fa non sapevo nulla di questo testo nella storia della letteratura di tutti i tempi e della storica messa in scena di Peter Brook» dice lui stesso), dietro al progetto ci sono Lanfranco ‘Moder’ Vicari (aiuto-regista e paroliere delle canzoni) e Tahar Lamri, che ha elaborato traduzione e drammaturgia del Verbo degli uccelli. Il Cisim, con Federica Vicari e Max Penombra, ha preso in carico l’intera operazione, per il cui avvio un ruolo determinante è stato quello di Nicola Montalbini, che con Alessandra Carini si occupa delle scenografie e della parte sartoriale e costumistica (insieme a Federica Vicari), mentre Francesco Giampaoli ha composto le musiche e coordina il laboratorio musicale. Sono tre i corsi per gli attori: gli adulti seguiti da Dadina, gli adolescenti da Moder e Lorenzo Carpinelli e i bambini dal solo Carpinelli, che avrà un ruolo importante anche nello spettacolo.
Ma come nasce il tutto?
Luigi Dadina: «In un certo senso questo progetto ha una storia trentennale. Tira davvero le fila della mia lunga attività laboratoriale, di sicuro da quanto conobbi Max Penombra e Moder, adolescenti, che mi colpirono dicendo che sì, gli interessava il teatro ma loro erano dei rapper e cantavano solo cose scritte da loro. Scattò un innamoramento e subito gli dissi di venire a Lido Adriano, dove tenevo laboratori da alcuni anni, se volevano raccontare davvero la periferia. Ci vennero, ma dopo il primo anno trovarono la situazione veramente difficile e si allontanarono».
Per poco, però…
Luigi Dadina: «Sì, tornarono nel giro di poco e posero le basi di quella cosa fantastica che poi è diventata il Cisim. Credo che il mio merito sia stato soprattutto quello di lasciargli spazio. In questo c’ho visto giusto».
E il Grande Teatro?
Luigi Dadina: «Il nome l’ha scelto Moder. L’idea è senz’altro quella del teatro comunitario ma volevamo scrollarci di dosso facili etichette. Se c’è un’ispirazione è quella dell’incredibile esperienza del Grupo De Teatro Catalinas Sur, che ha davvero rivitalizzato un quartiere difficile di Buenos Aires. Con il nostro progetto, negli ultimi 8-9 mesi si è come creata un’onda e tante persone sono arrivate al Cisim, per frequentare i laboratori, senza una vera chiamata pubblica».
Moder: «È un punto d’arrivo e di partenza per il Cisim, dopo 12 anni possiamo dire che chiudiamo un’epoca più “selvatica” ma ne andiamo fieri. Qualche sera fa si è aggregato ai laboratori un signore napoletano che abita qui da 4 anni e che praticamente non aveva mai parlato con nessuno. Si è sentito a casa, per noi non c’è soddisfazione più grande. Il Grande Teatro apre un nuovo percorso, vorremmo durasse almeno tre anni e ora che abbiamo costruito una comunità capiremo a cosa potrà portare. Il bello del Cisim è sempre stata la difficoltà di definirci: teatro, musica, rap, laboratori, ognuno ci conosce per una ragione diversa. Goffredo Fofi ci disse dovevamo diventare una Casa del Popolo: erano posti in cui si socializzava in modo costruttivo, si imparavano cose, si approfondivano le passioni. Si stava bene, insomma».
Tahar Lamri: «È sia un punto d’arrivo che un punto germinale. Lo vedo come summa soprattutto perché molti attori tanti anni fa fecero già dei corsi con Luigi Dadina, quando erano bambini e appena arrivata a Ravenna, dall’estero o dal Meridione. Oggi sono tornati coi loro figli, nati qui. Spero che sia solo l’inizio».
È possibile quantificare quante persone sono coinvolte?
Moder: «In questo momento ruotano attorno al progetto un centinaio abbondante di persone; credo che in scena ne andranno un’ottantina. Qualcuno ha mollato strada facendo, ma c’è stato un momento in cui il Cisim conteneva a mala pena i partecipanti del lavoratori del mercoledì sera».
Lo spettacolo di basa su un antico poema persiano, Il Verbo degli uccelli. Perché è il testo giusto?
Luigi Dadina: «Nicola Montalbini, che mi scriveva dicendomi di immaginare Lido Adriano come un paesaggio-stanza dove potevano avvenire “derive”. Mi scrisse che c’era anche un racconto dove gli uccelli vanno alla ricerca del loro re e alla fine capiscono che il re sono loro stessi. Subito gli ho risposto dicendogli che mi interessava moltissimo. È un testo potente, con più livelli di lettura».
Tahar Lamri: «Nicola Montalbini aveva letto il poema, associandolo al libro che Dadina scrisse con Laura Gambi, Lido Adriano. Porta d’oriente, dove tra l’altro si ricorda la Madonna del “Lito Adriano” citato da Dante nel Paradiso. C’è una continuità con il Verbo degli Uccelli, testo che peraltro si presta bene a una riduzione teatrale. Il cuore favolistico è semplice: gli uccelli della terra sentono il bisogno di avere un re, per darsi un’organizzazione. A consigliarli ci pensa l’upupa, un uccello molto importante nella cultura persiana, legato a re Salomone che appunto conosceva “il verbo degli uccelli” proprio secondo un verso del Corano. L’upupa dice loro di cercare il re “oltre le sette valli”, ma molti non vanno, attaccati alle loro abitudini. Si spingono lontano solo gli uccelli che hanno voglia di affrontare un viaggio alla scoperta di sé stessi. E alla fine ciò che trovano è uno specchio che li riflette. Hanno trovato loro stessi. Rispetto al testo originale, la nostra versione enfatizza soprattutto il viaggio, con richiami ai migranti e ai sentimenti, e parlerà soprattutto d’amore».
Rispetto ai normali laboratori teatrali, che cos’ha di speciale questo?
Moder: «È uno spettacolo è davvero corale, una cosa che ho voluto fortemente. I laboratori sono destinati a intersecarsi, gli attori adulti e i musicisti ad esempio fanno già prove insieme».
Tahar Lamri: «Penso che il percorso che sta portando allo spettacolo rispecchi Il Verbo degli uccelli perché è davvero un viaggio, il progetto è importante fin dai laboratori. Ci sono cittadini-attori che presenteranno lo spettacolo a cittadini-spettatori che lo vedranno. E che magari l’anno prossimo ne faranno parte».
Luigi Dadina: «Lavoriamo su un testo sapienziale che è anche una favola molto semplice. Cercando Dio ci si ritrova davanti allo specchio, trovando sé stessi. È stato compreso subito dai partecipanti. Come regista sto seguendo un po’ tutto e so che sarà complesso integrare tutti i laboratori ma il bello è che lo spirito del “coro” si è creato subito, praticamente da solo, come una magia, che noi abbiamo accompagnato. C’è una grande varietà umana fra gli attori, dal napoletano di cui parlava Moder a un veterano romagnolo del teatro dialettale. Avevamo anche una bravissima musicoterapeuta, che purtroppo ha dovuto abbandonare il progetto ma già la prima sera in cui era assente, nel momento in cui arrivava la sua parte tutti gli altri sono partiti spontaneamente a cantare la sua parte. È come un solo organismo, una cosa che abbiamo cercato ma che ci stupisce ogni volta».
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-romagna-nei-laboratori-del-grande-teatro-di-lido-adriano-progetto-artistico-e-comunitario-raccontato-da-dadina-lamri-e-moder-n38547 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione